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Cure psichiatriche per webdipendenti



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Pubblicato da Flying Luka il 02/11/2009 alle 15:23

 

Comincia a funzionare nel Policlinico Gemelli un ambulatorio psichiatrico sulle «dipendenze patologiche ». Seguirà in pratica pazienti che abusano di stupefacenti, i malati del gioco d'azzardo, chi non controlla l'uso di alcolici, ma i medici allargheranno il loro orizzonte includendo gli internauti afflitti da paranoie o dall'amico-dipendenza innescata dai social network ( per prenotare visite tel.06-30154122 op_pure 06-30154332). «Abbiamo pazienti che non riescono a stare, neanche in vacanza, senza vedere ogni 2-3 ore i messaggi arrivati nel loro spazio virtuale su Facebook - spiega lo psichiatra Federico Tonioni, responsabile dell'ambulatorio che fa parte del day hospital psichiatrico del Gemelli - Si tratta di persone che restano aggrappate al computer come drogati, navigano sul web tutta la notte».

E non mancano casi di soggetti che soffrono di gelosia morbosa e controllano di nascosto la mail della moglie/marito o della fidanzata/fidanzato o cambiano personalità e sesso, oppure si fingono amiche/amici come nei giochi di ruolo e si costruiscono una seconda vita. In Cina e Stati Uniti hanno addirittura aperto cliniche dedicate ai malati di Internet. «Purtroppo il web si è affiancato alle droghe tradizionali - precisa Tonioni - . Oggi non ci sono nuove droghe, ma c'è un nuovo modo di drogarsi attraverso il poliabuso: in pratica i giovani bevono superalcolici, poi si fanno le canne , assumono psicofarmaci, sniffano cocaina e poi trascorrono la notte davanti al computer a chattare o aggiornare il profilo su Facebook». E l'ultimo tragico step è l'uso di eroina.

Secondo gli esperti ci sono due livelli di interazione con Internet: i giovani dai 14 anni ai 25 stanno cambiando la percezione del tempo e dello spazio e questo potrebbe causare un' alterazione della struttura mentale degli adolescenti. «I ragazzi non sono dipendenti dal web - sottolinea Tonioni - ma stanno sviluppando un nuovo modo di pensare e di comunicare ». Le persone dai 25 anni in su, invece, diminuiscono le relazioni sociali e restano sempre più spesso chiusi in casa con il computer on line . «In entrambi i casi, pur vivendo in un mondo ipercontrollato, tra telefonini e telecamere in ogni strada - aggiunge lo psichiatra del Gemelli - c'è la corsa alla perdita del controllo, specie nei nuovi drogati e su Internet salta il senso del limite: è come se le ore trascorressero a ritmo forsennato. C'è il rischio, in sostanza, di creare un mondo autistico »


Fonte


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Commenti:
LoryOne
E' una paura del tutto infondata.
I casi riportati sono tutti casi in cui il soggetto ha gravi problemi mentali che Internet mette solamente a nudo.
Internet non è la causa, bensì il mezzo con cui la patologia viene identificata.
E' ora di finirla di accusare Internet definendolo un male sociale.
Internet è uno strumento il cui utilizzo deve essere intelligente e distaccato.
Vivere una seconda vita costruendola virtualmente ed immedesimandosi in essa tanto da non riuscire più a separarla dalla vita reale è una patologia che non dipende da Internet, ma da problemi dell' individuo che non ha ancora acquisito una sua personalità, non ha superato le paure della gioventù, è pervaso da un'insicurezza infantile.
Che c'entra Internet ?
rondix
Quota :
Inviato da LoryOne
E' una paura del tutto infondata ....
Che c'entra Internet ?
Condivido pienamente, sono i mali sociali che trovano(come cita l'articolo) sfogo nello "Strumento" Internet ....
Regulus
La dipendenza da internet è come la dipendenza da alcool o da attività fisica (è questa un'altra novità tra le dipendenze)...non è l'alcool o l'attività fisica in sè che fa male ma la quantità o la dipendenza che si crea in persone che hanno evidenti problemi di personalità. E' la dipendenza la patologia e non il mezzo che usa il dipendente.
Ed è comunque da ricordare che la differenza tra patologia e sanità mentale non sta nella qualità dei pensieri e dei comportamenti...tutti siamo un po' dipendenti, un po' schizofrenici, un po' depressi, un po' perversi...ma sta nella quantità e pervasività di quel particolare pensiero o comportamento.
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