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Google vs. Oracle: la scappatoia



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Pubblicato da wintricks.staff il 26/09/2011 alle 09:37

 

Dopo il mancato accordo tra Google ed Oracle, ci si avvia verso il secondo atto della querelle, con Oracle che ha già abbassato le richieste di risarcimento, portandole dai 2.6 miliardi pre-concertazione ad 1.16 miliardi (inizialmente il possessore di Sun aveva richiesto 6.1 miliardi di indennizzo).

Principalmente, la ragione del ridimensionamento della cifra richiesta sta nell'incapacità degli avvocati di Oracle, quando interpellati dal giudice, a fornire il numero esatto e le denominazioni dei brevetti violati da Google.

Ora, però, sembra che i legali di Oracle abbiano svolto meglio i compiti a casa, presentando un aggiustamento alla richiesta di indennizzo, che ora prevede 202 milioni di dollari per infrazioni ai brevetti e 960 milioni di dollari per infrazioni al copyright.

Si è tenuto un secondo colloquio con i rappresentanti di Google, nel quale Oracle ha chiesto i diritti per l'utilizzo delle tecnologie Java2ME (J2ME), utilizzate in Android attraverso l'implementazione Apache Project's Java Standard Edition "Harmony" (J2SE).

Nella discussione preliminare, con supervisione del giudice, Google è riuscita a dimostrare che le richieste di Oracle fossero eccessive, inoltre, scavando nei documenti dell'ex CEO di Sun, prima dell'acquisizione da parte di Oracle, è venuto fuori uno scritto nel quale egli lodava la decisione di Big G di utilizzare Java in Android.

Ciò non consentirà a Google di ottenere l'utilizzo di Java senza un dovuto pagamento, ma renderà anche arduo per Oracle ottenere i 15-20 dollari di royalties richieste per ogni dispositivo Android venduto.

Google, però, ha un secondo asso nella manica da poter giocare: scegliendo di eliminare completamente Java da Android, lascerebbe ai propri partner un OS con interfaccia "naked", affidando a loro il compito di inserire il layer J2ME. Molti suoi partner, come ad esempio Samsung e Motorola, sono già in possesso di licenze per l'uso di Java, dunque non ci sarebbe più alcuna infrazione.

In tutto ciò emerge quanto sia inadeguata l'attuale norma che regola l'uso di tecnologie coperte da brevetto: se due partner lavorano ad uno stesso progetto, ed uno solo dei due possiede la licenza per inserirvi una tecnologia, l'altro non può inserirla in proprio.

Nel caso di Google, i suoi partner posseggono le licenze Java, dunque potrebbero inserire la tecnologia J2ME in Android senza che nessuno batta ciglio, ma se lo fa Google fioccano denunce.




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