Secondo le autorità sono 94 milioni di persone. È il popolo dei videogiocatori online in Cina, il secondo più numeroso al mondo dopo gli Stati Uniti, ma il primo per quanto riguarda la dipendenza psicologica dal videogioco. Per contrastare il fenomeno, riporta l'Associated Press, il Governo cinese ha aperto lo scorso marzo la prima clinica specializzata nella cura della dipendenza dal videogioco e da Internet.
Ospedale Centrale di Pechino, nel cuore della capitale: undici medici e dodici infermiere si occupano di un numero attualmente imprecisato di pazienti, con età compresa perlopiù tra i 14 e i 24 anni. «Tutti i ragazzi che si trovano qui - dice il direttore della clinica, il dottor Tao Ran - hanno lasciato la scuola perché impegnati tutti i giorni a videogiocare o nelle chat room. Soffrono di depressione, tensione, paura e scarsa volontà di interagire con gli altri, panico e nervosismo. Accusano anche disturbi del sonno, oltre che tremori e intorpidimento delle mani». Se alcuni dei pazienti hanno scelto volontariamente di farsi ricoverare, altri sono entrati in clinica solo per decisione dei genitori. Molti sostengono che l'online li ha aiutati a sfuggire dallo stress della vita di tutti i giorni, soprattutto dalle pressioni dei genitori per ottenere buoni risultati scolastici.
La terapia messa a punto dal dottor Tao Ran prevede l'uso di medicinali, sessioni di agopuntura e la pratica di sport come il nuoto o il basket. Ad alcuni pazienti, riferisce un giornalista che ha avuto accesso alla clinica, viene iniettata per endovena una sostanza chiara, sulla quale non è stata fornita nessuna informazione ufficiale, che, secondo un'infermiera, «regola il disequilibrio delle secrezioni cerebrali».
La terapia ha una durata compresa tra 10 e 15 giorni, per uno costo di circa 48 dollari al giorno. Una cifra elevata per il reddito medio di un abitante di Pechino, stimato in circa 20 dollari a settimana.
Le autorità cinesi combattono ormai da anni il fenomeno della dipendenza dalla Rete e dal gioco online, sviluppato soprattutto in alcune zone dell'est asiatico, come Cina, Corea e Filippine. Negli ultimi mesi, la stampa locale ha riportato alcuni casi di giocatori morti a causa di lunghe sessioni di online gaming, in particolar modo per privazione di cibo o di sonno, oppure coinvolti in crimini violenti correlati all'Internet addiction. È il caso di Qiu Chengwei, 41 anni, condannato a morte lo scorso giugno da un tribunale popolare di Shangai, dopo l'uccisione di un amico a causa del contendere di un oggetto virtuale, una preziosa spada di The Legend of Mir III, un gioco di ruolo online.
Il Governo ha adottato finora misure piuttosto drastiche per arginare il fenomeno, con la sistematica chiusura di centinaia di Internet Cafè su tutto il territorio cinese. Il direttore della clinica di Pechino stima che circa 2,5 milioni di giovani cinesi soffrano oggi di dipendenza dall'online. Ma le cifre reali, a causa del filtro delle autorità competenti, non sono ancora chiaramente definibili.
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