L'Autorità Garante delle Comunicazioni (Agcom), dopo quattro mesi di tira e molla, ha dato ragione agli operatori alternativi (Wind, Tele2, Tiscali, tra gli altri) che protestavano contro Alice 640. Agcom ha stabilito, nella riunione del 21 dicembre, che Telecom debba cambiare l'offerta all'ingrosso, rivolta agli operatori, per permettere loro di meglio rispondere ad Alice Flat. La polemica risale a luglio, quando è arrivata Alice Flat: 19,95 euro al mese, per un'Adsl 640/256 Kbps. Gli operatori hanno da subito criticato la relativa offerta all'ingrosso, con cui in teoria Telecom permetterebbe loro di replicare Alice Flat. Mentre Alice Flat è un'offerta, appunto, "flat-rate", quella all'ingrosso relativa è un ibrido. Gli operatori pagano, per ogni utente, un canone fisso; più una quota per ogni MB trasferito. Fino a un canone massimo addebitabile, per ogni mese e per ciascun utente, pari a 13,32 euro al mese, in via promozionale (ma 15,67 euro al mese dal 1 gennaio). Prezzi Iva esclusa. Per farla corta: scaduta la promozione basta che un utente scarichi più di 500 MB al mese circa perché l'operatore paghi, in quel caso, il canone massimo a Telecom. E il canone massimo, sommata l'Iva, gli lascia soltanto 1,1 euro di margine al mese, rispetto a un'offerta che al dettaglio costi quanto Alice Flat. Di qui la protesta dei provider, secondo cui la maggior parte degli utenti trasferisce ben più di 500 MB al mese con una flat. Telecom Italia non era d'accordo; Agcom si è presa un po' di tempo per analizzare il traffico degli utenti flat e ha dato quindi tre mesi di autorizzazione temporanea ad Alice Flat, prorogati poi (a fine ottobre) di un mese. Siamo a arrivati così a dicembre, con la decisione di Agcom di dare retta ai provider. È un bene per gli utenti: alcuni operatori, come Wind, finora titubanti a lanciare offerte 640 a basso costo, adesso potranno farlo. Si apre la concorrenza e si moltiplicheranno le alternative per gli utenti, con la possibilità, di conseguenza, che i prezzi tornino a scendere.
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