Il primo via libera a tenerlo acceso in volo (fasi di decollo e atterraggio tassativamente escluse) è atteso a breve negli Stati Uniti. Poi, a effetto domino, saranno i Paesi europei ad autorizzare il trillo libero a bordo: la Francia è a buon punto con la sperimentazione; la Gran Bretagna sta tarando il modello; l’Italia (l’Ente nazionale per l’aviazione civile) è al lavoro per presentare le linee guida agli operatori entro fine anno. E mentre milioni di uomini d’affari e telefonino-dipendenti già assaporano l’ebbrezza di quattro chiacchiere tra le nuvole, associazioni dei consumatori e salutisti sono già sul piede di guerra per scongiurare quello che già definiscono l’ennesimo funerale della privacy. Da una parte c’è Airbus con Siemens, dall’altra Boeing con Qualcomm. La sfida: far passare il segnale dall’aereo a terra, attraverso un satellite, senza interferire con le apparecchiature di bordo. Il business: riuscire a sedurre entro il 2010 cento milioni di utenti, per un fatturato che per la sola Europa supererebbe i due miliardi di euro. Compagnie e operatori sono pronti a «decollare» entro fine anno. Ma il sistema diventerà popolare solo entro il 2008. Con un costo di circa 3 dollari al minuto. Alle telefonate seguiranno sms, connessione a internet e in futuro anche videochiamate.
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