Si legge sul Corriere della Sera di oggi una notizia, che riporto integralmente, riguardante un ulteriore "colpo" inferto dalle Majors ai navigatori di Internet. Questa volta la cesoia si è estesa anche alla musica scritta, ovvero a tutti quei siti che pubblicano tablature e/o spartiti musicali. Per l'industria musicale l'avvento di Internet è stato una disgrazia, e, per chi credeva che questo nuovo straordinario mezzo di comunicazione rappresentasse un motore per la creatività e la condivisione del sapere, l'industria musicale è stata una disgrazia. Terminato il quinquennio di lotte tra la Riaa e i vari siti più o meno legali di file-sharing (da Napster a Kazaa fino al recente caso Grokster) si apre un nuovo fronte del dibattito tra musica e web, farcito purtroppo ancora una volta da cause legali e condanne. Nel mirino ci sono questa volta i siti che pubblicano le tablature per chitarra (e, meno di frequente, per piano e basso), ovvero gli accordi armonici dei brani più celebri.
La Music Publishers' Association (Mpa) e la National Music Publishers' Association (Nmpa) hanno chiesto per vie legali e ottenuto la chiusura di alcuni siti e la rimozione di alcune tablature. Mna e Nmna hanno inviato a diversi siti – tra i più celebri Guitartab.com, Olga.net, Myguitartabs.com – lettere di diffida che invitano i suddetti siti a rimuovere volontariamente il materiale protetto da copyright per evitare cause legali. Guitartab riporta la lettera che ha ricevuto dallo studio legale Moses & Singer di New York e comunica ai suoi utenti che, benché si reputi innocente, toglie da questo momento i materiali sotto accusa almeno fino a che non deciderà come reagire. Olga.net ha addirittura chiuso temporaneamente l'accesso al database, rinviando gli appassionati ai forum e ai newsgroup che fanno scambio di partiture. Il mercato interessato da questa notizia non è molto grande in realtà. Non siamo di fronte alle cifre della vendita dei cd: negli anni '90 i brani di maggior successo vendevano milioni di copie in cd e solo 25mila spartiti. Oggi però il numero di spartiti venduti si è ridotto drasticamente (secondo le associazioni i best seller raggiungono a stento quota 5mila). Dai profitti della vendita degli spartiti una piccola parte va ai musicisti, una parte più grande agli editori. Tecnicamente la questione dal punto di vista legale è assai discutibile: gli accordi, ovvero la struttura armonica dei brani, fanno parte degli spartiti musicali e a rigor di legge gli spartiti sono protetti dalle leggi sul copyright. Sebbene gli accordi non costituiscano lo spartito integrale, spesso rappresentano, soprattutto per la musica pop-rock, la parte più riconoscibile di un brano. Discorso che non vale per musiche più complesse: la Quinta di Beethoven è un susseguirsi di toniche e dominanti, ma se si suonano solo gli accordi se ne perdono le caratteristiche peculiari. Nel caso in cui gli accordi vengano copiati dagli spartiti originali ci si trova di fronte a una infrazione delle leggi sul diritto d'autore, ma se sono frutto dell'abilità dell'orecchio dei chitarristi ovvero se sono ricostruiti ascoltando il brano e senza leggere lo spartito – e quindi con il rischio che le tablature non siano corrette – i termini della disputa cambiano. Non per i rappresentanti della Mpa e della Nmpa, che ritengono il processo di riscrittura a orecchio una sorta di opera derivata dall'originale; ovvero un caso di violazione contemplata e condannata dalle leggi vigenti. Insomma la conoscenza è non solo potere ma anche ricchezza, bene commerciale e come tale, secondo le idee dell'industria musicale, va protetto. Sempre meno spazio resta per chi concepisce la conoscenza e la sua diffusione un bene di utilità (e di piacere) pubblico. Purtroppo l'alto costo di una causa legale sconsiglia i siti interessati a procedere fino a una sentenza del giudice, così probabilmente questo interessante caso di diritto verrà messo sotto silenzio dalla disparità tra le forze legali in campo.
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