Uno sguardo. E il computer obbedirà | La rivoluzione nel 2020: scompare la tastiera, governeranno occhio e voce. | Saranno questi gli strumenti con i quali l' uomo interagirà col computer nel 2020; una data unanimemente considerata «di svolta» dagli specialisti dell' informatica. Perché è la data prevista dagli scienziati per dare alla luce l' ultima generazione di computer realizzati con processori e memorie al silicio. Nel 2020 scade infatti la legge di Moore. Il pioniere della microelettronica che 42 anni fa scoprì come «la potenza di calcolo e il numero di transistori all' interno di un chip, sarebbero raddoppiati ogni 18 mesi». Così è stato. Che cosa, dunque, dobbiamo aspettarci per quella data? Le nuove interfacce. Saranno queste, finalmente, a permetterci di comunicare con i Pc in modo naturale. Per la precisione, tattile (ma senza tastiera). Dunque, ci muoviamo verso lo scenario descritto dal regista Spielberg nel film Minority Report. In futuro impartiremo comandi muovendo le nostre mani su sottili lastre di materiale acrilico. Ma quale sarà la struttura di un computer nel 2020? Spiega Paolo Gargini, responsabile della ricerca Intel a Santa Clara in California: «Per ancora un decennio assisteremo all' incremento dei componenti integrati su una singola piastrina di silicio, con un maggiore numero di funzioni svolte da ogni processore». Questo significa microchip progettati per fare conti e operazioni di memoria, ma anche con capacità di trasmettere dati. In questa direzione si muove il progetto «Fusion» di Amd, sviluppato nei Labs di Sunnyvale. Negli anni verrà potenziata la capacità della Cpu (Central processing unit) attribuendo alla stessa anche quelle di Gpu (Graphic processing unit). Dunque, sistemi di calcolo e grafici nello stesso chip. Ma allo scadere dell' orologio di Moore si aprono nuove prospettive per i «motori» dei computer. Tre le principali ipotesi su cui lavorano gli scienziati. LA LOGICA - Quella di computer quantici, che seguono le regole della meccanica probabilistica e non gli 0/1 della logica Booleana. Ma anche chip fotonici, in grado di associare informazioni elementari alla velocità di fasci luminosi. Però, avverte Maurizio Decina, professore di telecomunicazioni al Politecnico di Milano: «Per ora gli studi più avanzati di sistemi alternativi al silicio arrivano da macchine neurali. Si tratta di elaboratori di nuova generazione che prendono spunto dalle reazioni biochimiche del cervello. Ma occorrerà almeno un decennio per mettere a punto i primi prototipi funzionanti».
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