I bambini trascorrono giocando ai videogames parte del loro tempo libero. Cercare di evitare che le ore dedicate diventino troppe ed impedire che i ragazzi usino giochi dai contenuti non proprio adatti a loro è divenuto uno dei compiti principali dei genitori di oggi. Questi ultimi, secondo un’ indagine condotta in Italia, Regno Unito, Francia e Germania, gradirebbero che i sistemi di gioco fossero dotati di dispositivi per controllare quante ore i loro figli passano giocando ai videogames. Una sorta di timer, insomma, che li avvisa quando è ora di spegnere consolle e pc. In Italia, come negli altri paesi, le mamme e i papà faticano a porre un freno ai propri pargoli: circa la metà (il 49% contro il 44% totale) concede ai propri figli circa un’ora al giorno per i videogiochi, ma solo un genitore su dieci la ritiene una quantità di tempo accettabile. Gli adulti italiani sono quelli che prestano maggiore attenzione (83 %) ai contenuti dei videogiochi che maneggiano i figli, e i due terzi di loro si ritengono sufficientemente informati sui sistemi di controllo per i genitori. La stragrande maggioranza, ammette, tuttavia, che il loro controllo sul tempo dedicato dai loro ragazzi ai videogames è limitato. La ricerca, inoltre, ha rivelato che la maggior parte dei genitori è al corrente dell’esistenza di funzionalità di controllo nelle piattaforme di gioco (79%) e di indicazioni sull’età per i videogiochi (96%). Tuttavia, è molto meno diffusa la conoscenza dei sistemi di classificazione dei videogiochi in grado di aiutare i genitori a stabilirne l’idoneità (50%). Il paese più informato in proposito è il Regno Unito (79%), mentre fanalino di coda sono l’Italia (37%) e la Francia (34%). L’indagine "Play Smart, Play Safe", condotta su un campione di 4000 mila genitori, è stata promossa dalla Microsoft, la cui consolle Xbox è stato la prima piattaforma di gioco ad introdurre funzionalità incorporate di controllo per i genitori.
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