Google, il più famoso motore di ricerca al mondo, sfrutta lo stesso modo di catalogare le informazioni del nostro cervello. Lo hanno dimostrato i ricercatori dell’università californiana di Berkeley con uno studio pubblicato dalla rivista Psychological Science. «La nostra memoria per le parole può essere rappresentata come una rete, spiega Tom Griffiths, autore dello studio, in cui ogni nodo rappresenta una differente parola, ognuna connessa ad altri termini simili. Abbiamo voluto capire se la facilità con cui il cervello richiama le parole è simile al modo con cui i siti web vengono catalogati dall’algoritmo di Google, cioè dal numero di connessioni che portano a uno stesso sito». Dai test eseguiti risulta che PageRank, l’algoritmo di Google, è quello che imita meglio il modello umano rispetto agli altri motori di ricerca: «questo suggerisce, spiega il ricercatore, che gli studi sulla memoria umana possono essere migliorati tenendo conto dai trucchi di PageRank, e viceversa».
Estratto dello studio
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