Per una volta, sembra che una grande major abbia difficoltà contro chi ritiene legittimamente di detenere una prerogativa. La storia è abbastanza nota. Nel 2004, quando Google ha aperto i battenti del suo ambizioso servizio di posta elettronica Gmail, c’era già qualcuno che aveva pensato prima a quel nome. Si trattava di Daniel Giersch, che fin dal 2000 aveva registrato e protetto in Germania il marchio G-mail e lo utilizzava per un servizio di comunicazione tuttora disponibile all’indirizzo www.gmail.de. Google ha tentato in tutti i modi, anche economici, di convincere Giersch a rinunciare alle pretese sul prezioso marchio. Senza esito positivo. A inizio 2007, l’Ufficio per l’armonizzazione dei marchi per il mercato interno dell’Unione Europea ha dato ragione a Giersch. Nei giorni scorsi, lo stesso ente ha confermato quel giudizio. Le prime risposte ufficiali da Mountain View parlano di una “delusione” per il verdetto confermato dall'ente europeo. I commentatori sostengono che a Google rimangono ancora delle carte per ricorrere in appello, ma che i ripetuti successi del G-mail di Giersch (anche in tribunali tedeschi) lasciano ben poche speranze.
Il testo ufficiale
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