Rischia una condanna per peculato il dipendente pubblico che si diverte tutto il giorno su internet a spese della pubblica amministrazione. Sono consentite sono visite a siti istituzionali e per ragioni di lavoro. Questa la linea dura scelta dalla Cassazione che, con la sentenza 22326 del 21 maggio 2008, ha accolto il ricorso della Procura di Bari presentato contro un dipendente del Comune che scaricava continuamente da internet film di ogni genere e immagini porno. Per questo era stato sospeso dal servizio e indagato per peculato. Il dipendente impugnato il provvedimento del tribunale di Trani e aveva vinto. I magistrati di Bari avevano in un secondo momento revocato la misura interdittiva della sospensione dall'esercizio di pubblico servizio. Contro questa decisione la Procura pugliese ha fatto ricorso in Cassazione vincendolo. Ora il caso è stato riaperto e i giudici dovranno rivalutarlo alla luce di due elementi che avevano trascurato: il fatto che il reato di peculato, oltre a tutelare il patrimonio della pubblica amministrazione mira ad assicurare anche il corretto andamento degli uffici della stessa basato sul rapporto di fiducia e di lealtà col personale dipendente; e poi, un altro aspetto, questa volta favorevole al dipendente, e cioè i giudici dovranno valutare se l'ente locale aveva una convenzione col provider che prevedeva un accesso costante al web a un costo fisso.
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