Era il 21 giugno del 1948 quando, nei laboratori dell'Università di Manchester, si accendeva il primo cervellone elettronico in grado di memorizzare ed eseguire un programma. Battezzato «Small Scale Experimental Machine», ma più noto come Baby , il calcolatore digitale è nato dalle menti dei ricercatori britannici Tom Kilburn e Freddie Williams. Sessant'anni fa i due scienziati hanno premuto il pulsante di avvio della macchina sperando che, a differenza di quanto avvenuto in precedenza, la loro creatura eseguisse i calcoli che gli erano stati ordinati, restituendo il risultato atteso. E così è stato: Baby ha processato i dati segnando la nascita del primo computer digitale veramente operativo. Se paragonato a ciò che conosciamo oggi, il computer di Kilburn e Williams appare come una macchina rudimentale: era dotato di una memoria (Ram) di 1.024 che non era usata solo per contenere i dati di calcolo ma anche le istruzioni del programma, e processava le informazioni a una velocità di 1,2 millisecondi per istruzione, ovvero circa due milioni di volte più lentamente rispetto al processore di un moderno computer da scrivania. Ma ciò che rende Baby così speciale è il fatto che è il primo cervellone ad aver utilizzato il codice binario 1 0, mentre per esempio il suo predecessore, ENIAC (l'Electronic Numerical Integrator and Computer messo a punto nel 1946 presso l'Università della Pennsylvania), si basava sul codice decimale. A differenza di quest'ultimo, Baby non doveva essere riconfigurato per essere riprogrammato, perchè le istruzioni erano già immagazzinate al suo interno, nel software creato da Kilburn.
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