Basta con le preoccupazioni: di blog non si muore ma soprattutto bloggando si vive meglio. Lo dice uno studio condotto dal ricercatore James Baker dell'università australiana di Swinburne che ha monitorato per due mesi gli stati emozionali di alcuni nuovi utenti di MySpace. Lo studio ha dimostrato che dopo due mesi di attività su un social network, dalla semplice richiesta di amicizia allo scambio di video, tutti gli utenti si sentono meno ansiosi e depressi ma quelli che hanno affiancato a queste attività quelle del blogging vivono meglio anche le relazioni fuori dal web. La ricerca australiana non ha preso in considerazione chi tiene blog a livello più alto, come potrebbe essere ad esempio Beppe Grillo, che in una recente classifica dei blog più influenti al mondo redatta da The Guardian si è classificato al nono posto. A loro forse, postare quotidianamente notizie sempre fresche e nuove potrebbe fare male alla salute. Ma ai tanti e piccoli scrittori che aprono finestre virtuali sulle loro vite farebbe bene all'umore, alle relazioni interpersonali e addirittura al senso critico. A conferma, oltre ai risultati diffusi dall'università di Swinburne, dagli Stati Uniti arrivano altri dati. Secondo Fernett e Brock Eide, neurologi specializzati nello studio dell'apprendimento nei giovani, il blog rende chi lo apre un miglior pensatore. I due medici sono partiti dalla constatazione che le attività mentali dell'uomo possono causare dei cambiamenti nella struttura del cervello, non solo rispetto a ciò a che si pensa ma anche a come si pensa. Ecco dunque che il blog è stato preso ad esempio come una nuova attività fondamentale del comportamento umano che potrebbe cambiare radicalmente la maniera di pensare delle persone fino a concludere che bloggare può potenziare la creatività, l'intuito e il ragionamento per associazioni. La facilità con cui chiunque può pubblicare un blog online promuoverebbe dunque connessioni spontanee e accrescerebbe la creatività. Tornando allo studio condotto dal ricercatore australiano James Baker insieme alla professoressa Susan Moore dell'università di Swinburne, l'analisi si è svolta attraverso due metodi. Il primo ha comparato la qualità mentale di chi utilizza social network come MySpace e progetta di aprire un blog con quella di chi non ha mai pensato di tenere un diario online.
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