Un gruppo di scienziati era recentemente arrivato alla conclusione che l’evoluzione dell’uomo è finita e che resteremo come siamo per sempre. Ma forse la previsione è sbagliata. Gary Small e Gigi Vorgan, docenti al Semel Institute di neuroscienza e di comportamento umano alla Ucla University (California), sono convinti che Internet stia cambiando radicalmente il nostro modo di pensare e che nel giro di qualche generazione, come aveva già spiegato Charles Darwin, la selezione naturale favorirà i cervelli che si sono adattati al Web e farà lentamente estinguere chi non è riusciti a farlo. Nel loro libro "iBrain" Small e Vorgan illustrano i risultati di una ricerca che ha messo a confronto un gruppo di "digital natives, nati e cresciuti con il computer, l’iPod e la telefonia mobile, con un gruppo di digital immigrants, che alle nuove tecnologie di comunicazione erano arrivati in ritardo. Quando ad entrambi i gruppi è stato dato qualcosa da leggere su carta, si sono attivate le aree della corteccia cerebrale predisposte al linguaggio e alla lettura, e non c’era alcuna differenza tra la reazione dei due campioni. Ma quando si è passati a una ricerca online con Google, tutto è cambiato. Le persone con già una buona esperienza di navigazione, hanno subito attivato in modo massiccio la parte frontale del cervello che controlla la capacità di prendere decisioni e di ragionare in modo complesso, mentre la reazione degli immigranti digitali è stata più lenta. Dopo una settimana di regolare uso di Internet, anche il gruppo meno abituato a effettuare ricerche online ha mostrato però lo stesso livello di attivazione cerebrale, a dimostrazione che l'evoluzione e l'adattamento continuano. Che cosa accade al cervello di un teenager che passa ore al giorno online? In quella fascia di età i lobi frontali non sono ancora completamente sviluppati, così come le capacità di giudizio e decisionali. Alcuni indizi sono tuttavia già significativi. Il cervello si adatta al nuovo ambiente del motore di ricerca, migliorando la sua capacità di prendere decisioni rapide e di filtrare in brevissimo tempo una grande quantità di informazioni. Inoltre i cervelli dei ragazzi sono più malleabili, plastici e disponibili ad adattarsi di quelli delle persone anziane, per nulla attratti da novità troppo complesse. Videogiochi e Internet sono ormai considerati da tutte le ricerche i responsabili del deficit di attenzione che affligge i liceali del mondo occidentale, incapaci di prestare attenzione per più di alcuni minuti a qualcosa come un libro, che sta fermo e non è a colori, oppure alle parole di un insegnante. Ma i risultati scolastici negli istituti inglesi raccontano una realtà ancora più preoccupante: i ragazzi di 14 anni hanno oggi lo stesso livello di capacità intellettuale di quelli di 12 di 20 anni fa. E per quelli della prossima generazione sarà anche peggio.
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