L'Italia è probabilmente un paese atipico nel panorama europeo per ciò che riguarda la diffusione dei servizi Wi-Fi pubblici. Basta spostarsi in Francia o Svizzera per accorgersi che nei centri abitati sono molti i possessori di computer seduti comodamente in un bar che navigano su Internet senza la necessità di costosi accessori, come modem USB o cellulari da utilizzare per le stesse funzionalità. Sono gli stessi operatori di telefonia, infatti, a coprire quasi integralmente le città per offrire un servizio Internet sempre disponibile con gli stessi dati d'accesso degli abbonamenti domestici o attraverso un canone mensile o semplicemente a ore. In Italia, come dicevamo, la situazione è ben diversa, sia per la difficoltà a ottenere le licenze per offrire questo servizio nei semplici locali pubblici, sia per una nuova legge che dal 2005 prevede per i fornitori di tale servizio l'identificazione univoca del cliente che connesso e il mantenimento dei log con i dati del traffico Internet. Tutto questo è nato come misura antiterrorismo dopo l'attentato di Londra del 2005 ed è stato recentemente rinnovato con un nuovo decreto fino al 31 dicembre 2009. Il Centro Nexa del Politecnico di Torino ha però invitato il governo e non aggredire la diffusione della banda larga senza fili in questo modo, soprattutto perché i costi necessari al mantenimento di una simile infrastruttura, soprattutto per ciò che riguarda la registrazione manuale dei singoli utenti con la richiesta di un documento d'identità, supera di molto i possibili benefici riguardanti la sicurezza del paese.
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