Un muro. Fatto di codici incomprensibili, di nascondigli virtuali, di incontri pericolosi, di linguaggi ermetici. Genitori che guardano sgomenti il computer dei figli, abilissimi nell'aggirare qualsiasi forma di protezione, come i parental control. Internet, afferma un nutrito gruppo di esperti inglesi, è diventata la nuova barriera tra generazioni, la tecnologia sembra aver triplicato le distanze anagrafiche, e la divisione tra chi sa e chi non sa è diventata, d'un tratto, abissale. Lo rivela ChildWise, istituto di ricerca britannico che da 15 anni analizza e conteggia il rapporto tra i giovanissimi e la Rete, dove quest'ultima avrebbe assunto appunto le sembianze di un muro, da un lato ci sarebbe l'ignoranza tecnologica degli adulti, e dall'altro il sempreverde desiderio degli adolescenti di trovare luoghi nascosti, dove poter sperimentare se stessi e le proprie trasgressioni lontani dagli occhi dei genitori, per calarsi nella proprià tribù, virtuale o reale che sia. Ma questa muraglia virtuale esiste davvero? Pare proprio di sì! Eppure si potrebbe sbriciolare facilmente, se gli adulti si sfidassero un po' di più nel comprendere gli strumenti che utilizzano i figli. Internet è oggettivamente una zona off limits. I ragazzini si mimetizzano come hanno sempre fatto, la differenza è che oggi i grandi si sentono inadeguati di fronte alle loro abilità e alla complessità del mezzo che padroneggiano. Secondo le statistiche della Società Italiana di Pediatria, il 94% degli adolescenti italiani ha in casa un computer, oltre il 50% lo tiene nella propria camera da letto, si collega tutti i giorni più volte, e nel 76,5% dei casi utilizza il pc per scaricare musica, connettersi a YouTube e Messanger. Oltre naturalmente alla partecipazione ad ogni tipo di social network, primo su tutti Facebook. Un mondo parallelo, dove gli adulti si sentono in difficoltà, non hanno i codici per decifrarlo, e invece di sfidarsi tendono ad arretrare, così i ragazzi in rete si creano una vera e propria second family, dove tra amici veri o virtuali arrivano davvero a sostituire i punti di riferimento familiari. Ma c'e' anche chi non crede affatto al muro generazionale, non si parla di problema d'età, ma culturale, di chi, indipendentemente dall'anagrafe non riesce a migrare dentro la nuova cultura. Esistono sessantenni assai più digitali di ventenni: il punto non è quanti anni si ha, ma dove si abita, di quante infrastrutture è dotato il luogo dove si vive. Del resto il web l'hanno costruito degli adulti e poi lo hanno consegnato ai teenager.
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