Telecom Italia ha risposto alle accuse della Federazione Anti-Pirateria Audiovisiva italiana (Fapav). In sintesi FAPAV ha dato un ultimatum: 'o ci aiuti a scovare gli utenti che scambiano film oppure ti chiediamo i danni'. Ovvero il tono della richiesta è il seguente: “La Fapav chiede a Telecom Italia di comunicare alle autorità di Pubblica sicurezza i dati idonei a consentire a quest’ultima di adottare gli interventi di sua competenza”. “Nel caso in cui questo tipo di azioni illegali dovesse continuare a persistere, chiederà il risarcimento per i danni subiti”. Telecom da parte sua è convinta di aver sempre "agito nel pieno rispetto della normativa vigente". Secondo FAPAV invece i danni stimati sono pari a 530 milioni di euro (nel 2008), che mettono a rischio 250 mila posti di lavoro. Il parere legale di Telecom Italia è che non sia possibile divulgare dati personali per "controversie civili relative ai diritti di proprietà intellettuale", poiché il "trattamento dei dati personali è prevalente rispetto alle esigenze probatorie". Indicazioni avvalorate rispettivamente dalle sentenze della Corte di Giustizia delle Comunità Europee (29 gennaio 2008, causa C-275/06) e dalla sentenza del Tribunale di Roma sul caso Peppermint. Il tutto ulteriormente confermato dall'intervento del 28 febbraio 2008 del Garante della Privacy, che di fatto ha decretato l'illegittimità delle azioni di forza dei detentori di copyright. Il diritto alla segretezza delle comunicazioni può essere violato solo ed esclusivamente in presenza di una violazione di pari grado e non certo quindi nell'ambito di un'azione civile.
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