Eurisko: «News online a pagamento? Solo se tutto il web fa cartello»«Sono perplesso sul sistema delle news a pagamento perché di informazioni ce ne sono tante in giro sul web: o l'intero mondo di Internet fa cartello, o le notizie si continueranno a trovare senza problemi sulla Rete». E' il parere di Edmondo Lucchi, ricercatore di Gfk Eurisko, sulla possibilità di far pagare agli utenti le notizie online. Possibilità su cui tutto il mondo dell'editoria (dal Financial Times al New York Times) si sta interrogando dopo l'intenzione annunciata dal magnate dei media Rupert Murdoch.
Lucchi, 42 anni, si occupa di ricerche sui mezzi di comunicazione, di pubblicità e largo consumo. Due volte l'anno con Eurisko pubblica l'indagine New Media Internet, condotta anche sulla base di 1.000 interviste personali domiciliari. «Le nostre ricerche - precisa all'Ansa - non vogliono essere un giudizio sullo stato dell'informazione: osserviamo quello che succede, la stampa cartacea e quella online e sentiamo quello che ci dicono gli utenti».
Per una ricerca valida, spiega Lucchi, non ci si deve basare sul concetto di utente medio, ma bisogna considerare diversi fattori. «Gli utenti di Internet - spiega - (come tutti gli altri esseri umani) cercano in realtà soluzioni, esperienze, significati». Per cui, secondo il ricercatore, proporre informazioni finanziarie su Internet va bene, «ma è ancora meglio trovare soluzioni per il bisogno di impiegare i propri risparmi, gestire il proprio ciclo di vita economico, sentirsi sicuri delle avversità».
E ancora, proporre contenuti sportivi online è ok, «ma ancora meglio è trovare soluzioni per il bisogno maschile di confrontarsi, aggregarsi, competere, impiegare la propria aggressività, identificarsi».
«La vera differenza rispetto al passato - osserva Lucchi - è che oggi invece di considerare i singoli bisogni e i singoli desideri degli utenti (gli uni slegati dagli altri) è necessario considerare i sistemi strutturati dei bisogni, desideri e strumenti di realizzazione, cioè i progetti degli utenti. La Rete - conclude Lucchi - sta formando il pubblico verso nuovi livelli di consapevolezza dei processi di fruizione mediale. Non solo i media digitali, ma anche quelli classici possono trovare in questi principi lo stimolo per nuove forme di proposizione del valore che richiede però anche una decisa proiezione all'investimento».
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