Il 29 ottobre di quarant'anni fa non era giovedì. Era un sabato. Alle 22,30 di Los Angeles, il professor Leonard Kleinrock, insieme a un assistente, tenta il primo collegamento fra un computer dell'Ucla e un altro all'Università di Stanford. I nodi sono solamente due, ma promettono di crescere: la novità è che i rispettivi minicomputer sono collegati a una nuova macchina, battezzata Imp, che svolge il lavoro di smistare pacchetti di dati a un numero potenzialmente infinito di altri utenti.«Nel frattempo ci parlavamo per telefono», racconta oggi Kleinrock. «Io dovevo scrivere "login". Scrissi la lettera elle. "Ricevuta", mi dissero. Poi la o. "Ricevuta". Quando digitai la terza lettera, il sistema andò in crash». Mai, una sconfitta ha preannunciato un futuro così radioso.
Quel sabato di quarant'anni fa, nasceva Arpanet. Quella che poi si sarebbe chiamata Internet. Ovvero la singola invenzione che, più di ogni altra, ha proiettato il mondo nel futuro che tanto attendeva.
L'internet come la conosciamo oggi non ha un solo padre, ne ha decine, forse centinaia. E Kleinrock è "solo" uno di questi. Ma è uno dei pochi pionieri, anche per aver gettato le basi matematiche del cosiddetto packet switching, quel sistema di pacchetti di dati che vengono istradati dagli Imp, quelli che oggi chiamiamo router.
Fonte (inglese)
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