L'Italia è al primo posto in Europa occidentale per numero di imprese che adottano una policy aziendale sull'uso di software legali. Lo rende noto una ricerca del gruppo Ashdown per conto di Business Software Alliance (Bsa), condotta su otto paesi europei e presentata oggi (ieri ndr) a Milano.
Nonostante la pirateria informatica colpisca il 46% delle aziende italiane, con un danno pari a circa 450 milioni di euro, la ricerca evidenzia che nel nostro paese le imprese cominciano ad avere una maggiore consapevolezza della illegalità di pratiche ancora diffuse, come l'installazione di copie di software senza licenza sui pc in azienda.
Un reato, quello della pirateria informatica, punibile con multe molto elevate - in genere il doppio del valore commerciale dei software duplicati illegalmente - e persino con reclusione fino a tre anni, scrive Bsa, citando la legge 248 del 2000 attualmente in vigore.
Nonostante il primato italiano, il quadro europeo non è confortante, spiega Bsa, associazione internazionale che tutela i produttori informatici. La conoscenza delle norme sulla proprietà intellettuale e sulla pirateria è risultata generalmente bassa nelle oltre 2 mila piccole e medie imprese contattate da Ashdown in Europa occidentale. Basti pensare che il 77% degli intervistati non conosce le pene previste per i reati di pirateria.
"Il caso Enron e altri casi importanti come questo hanno richiamato l'attenzione delle aziende su temi quali la responsabilità", ha dichiarato Beth Scott, vicepresidente di Bsa Europa, che oggi a Milano ha presentato i risultati della ricerca.
"In Italia la percentuale di quanti conoscono il sistema delle licenze, la legge sul diritto d'autore e le relative pene è più alta rispetto al resto dell'Europa, ma a questa diffusa informazione non corrisponde una maggiore attitudine alla legalità", ha dichiarato Paolo Ardemagni, presidente di Bsa Italia.
LA CAUSA DELLA PIRATERIA? SOFTWARE TROPPO CARI
Lo studio Ashdown evidenzia che il 47% delle 2000 aziende contattate tra Gran Bretagna, Spagna, Svezia, Germania, Francia, Belgio, Olanda e Italia usa programmi scaricati dalla rete e oltre la metà è consapevole che molti siti commercializzano programmi illegali.
In Italia il 63% delle aziende considera la pirateria un vero reato, anche se meno grave della frode fiscale o della sicurezza sul lavoro.
Il 32% degli intervistati ritiene che la causa della pirateria sia nel prezzo troppo elevato dei programmi e circa il 70% degli intervistati ritiene che la pirateria non danneggia solo i produttori di software.
Il 93% degli intervistati sa che acquistando un software entra in possesso solo della licenza d'uso.
L'Italia è prima in classifica per aver adottato una policy aziendale specifica in cui spiega ai dipendenti che devono usare solo software legali, ultime sono invece Francia e Belgio, rivela lo studio.
Per combattere il fenomeno Gran Bretagna, Svezia e Germania propongono leggi più severe, mentre Francia, Italia e Spagna sono a favore di una riduzione dei prezzi dei software.
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