Le statistiche ci hanno abituato a pensare ai siti erotici come a quelli più cliccati.
Sbagliato.
Gli internauti cambiano abitudini e si fanno più seri.
Salgono nelle classifiche dei portali più visti quelli di affari, viaggi e di ricerca lavoro. Per la precisione, nel maggio dello scorso anno la percentuale di visite ai siti pornografici era solo del 8.5% contro un ben più poderoso 24.7% di clic per le pagine Web a contenuto economico, commerciale o turistico.
Le cifre fornite dalla Penn State University mostrano una situazione del tutto capovolta rispetto al maggio del 1997. Nel periodo di boom telematico saliva sul podio d’onore la categoria di siti con richiami sessuali, godendo dell’attenzione del 16.8% dei surfisti.
Nello stesso periodo, le agenzie di lavoro online richiamavano appena il 13,3% dei navigatori. Effetti del boom economico e della piena occupazione? Può darsi.
Comunque, per la Penn State University, l'inversione di tendenza si spiega soprattutto con il cambiamento demografico dei cosiddetti internauti che ora hanno un'età media più elevata rispetto al '97. Nel periodo del primo grande exploit di Internet, erano soprattutto gli studenti universitari a utilizzare la Rete e i contenuti più "leggeri" erano i favoriti.
Ora invece, si registra la presenza di molte più persone anziane e il numero dei contatti nei portali commerciali ha avuto una brusca impennata.
Lo studio prende in considerazione le pagine Web che offrono servizi nel mondo del lavoro e del commercio: la rosa di offerte si è ampliata e ha acquisito una maggiore visibilità. John Morrison, ricercatore al Rollins College, Florida, contesta il dato sull’invecchiamento degli utenti Internet perchè la Penn State University ha monitorato le richieste avviate tramite un solo motore di ricerca, Excite.
Ma la maggior parte dei giovani frequenta più i newsgroup che i motori di ricerca. Tenere sotto controllo le richieste arrivate a Excite, secondo Morrison, è poco significativo perchè questo canale è solo una delle tante porte d’ingresso della Rete.
Le critiche hanno, effettivamente, la loro ragion d’essere ma Amanda Spink, coordinatrice dello studio, non ci sta.
E ribatte: “La natura della gente che cerca sul Web è realmente cambiata. Probabilmente nel ’97 solo i ragazzi più giovani conoscevano il computer.
Ora ci sono molte persone di un certa età a cui non interessano sesso e pornografia, ma lavoro e business".
Notizia by ilnuovo.it
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