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Europa: la cenerentola del WEB



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Pubblicato da Billow il 06/05/2010 alle 11:41

Che L’Unione Europea fosse poco ricettiva al mondo digitale era noto, che ne fosse totalmente esclusa: NO.

E' curioso notare come nella top ten delle aziende di maggior successo (Google, eBay, Facebook, tanto per citarne alcune) non se ne trovi una (dicasi UNA) che sia europea.

Allo stesso modo bisogna tristemente verificare che sono europei solamente 4 tra i 54 siti più visitati nel mondo. Un ben triste primato per il vecchio continente, primato su cui ha puntato il dito persino la Commissione Europea di Bruxelles. Per questo motivo il prossimo 12 maggio verrà approvato il suo piano per rilanciare la rete, che prevede di introdurre miglioramenti tanto nei contenuti che nelle infrastrutture e si pone il non piccolo obiettivo di dare alla gran parte degli europei, una connessione internet sopra i 30 Mbps entro il 2020 e per offrire la possibilità di creare almeno un milione di posti di lavoro.

Gli ostacoli da aggirare non sono pochi, per permettere all’Europa di stare al passo con i tempi sempre più forzati del progresso tecnologico e tenere il tempo tecnologico del resto del mondo, Nord America e Cina in primis. Per questo motivo, Bruxelles ha deciso di chiedere agli stati membri di affondare sul pedale del gas in merito alla costruzione di reti di nuova generazione (ottiche ed HDSL ) cercando di abbassare al contempo costi e gabelle, per offrire a tutti la possibilità di accedere alla banda larga non oltre il 2013 ed entro il 2020 ad una connessione di almeno 30 Mbit/s.

Tanto per fare un esempio, la musica online, è in Europa, vittima di un complesso sistema di licenze che varia da stato a stato e rende assolutamente improponibile per siti di un certo rango quali possono essere i-Tunes e Amazon di offrire la stessa scelta musicale in tutti i 27 paesi dell’Unione Europea. Si tratta di un problema che esiste e riguarda anche la diffusione on line di molti contenuti protetti da copyright e con l’arrivo dell' iPad, si è fatto sentire in modo ancor più sensibile, costringendo Apple stessa a "negoziare" - per così dire - la diffusione di contenuti in ogni singola nazione dell'UE e impedendo di fatto ai cittadini comunitari di avere la stessa disponibilità di accesso, pari a quella degli Stati Uniti




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