Sempre sotto la luce dei riflettori riguardo i dubbi sull'utilizzo degli privacy degli utenti, Facebook è stato tacciato di essere un distributore di applicazioni indesiderate, alcune delle quali contenenti anche degli adware, che sono state aggiunte ai profili utente, all'insaputa degli stessi e senza alcun permesso. Come avevamo già segnalato in passato, il più noto sito di social networking, ha già varie volte aggiunto silenziosamente delle applicazioni ai profili dei lettori, ogni volta che un utente si è connesso e/o ha acceduto al contenuto di alcune applicazioni quali ad esempio i quiz.
Secondo i risultati di un' analisi, del ricercatore sulla sicurezza Gadi Evron, è emerso che Facebook viene utilizzato quale piattaforma di distribuzione per adware, un esempio evidente ne è il lettore FLV Direct Media. Questo software viene fornito in bundle dal sito, con al suo interno un adware denominato Zugo a quanto emerso da una ricerca di Sunbelt Software una società di anti-virus.
Sin dai suoi albori, la politica di Facebook riguardo la privacy degli utenti è stata del tipo: meglio chiedere scusa, che chiedere permesso, e questo sembra essere lo standard riguardo gestione dei dati personali degli utenti. Ed è esattamente quanto accaduto nell'ultima performance riguardante la richiesta di consenso (mai richiesta) per l'installazione del "MI PIACE" ai siti che si sono correlati a FB quali: TechCrunch, CNET e il Washington Post. A questo punto diventa estremamente difficile per gli utenti prendere decisioni riguardanti la propria privacy, non essendo nemmeno a conoscenza (se non da siti quali il nostro) di quanto accade alle proprie spalle.
Poche cose sono semplici come effettuare la registrazione su Facebook, ma una volta dentro non si può fare nulla per fermare le installazioni nascoste (stealth) che il sito ci propina in background. (E' anche stato chiesto ad un PR di Facebook se ci fosse un modo più semplice per impedire la loro implementazione, ad oggi ancora nessuna risposta.)
Come sottolineato più volte, sembra che Facebook si stia in realtà dando da fare per cercare di bloccare i link adware. Ma con oltre di 1 milione di sviluppatori sparsi per il mondo, impegnati nel continuo aggiornamento del portale, si insinua il dubbio di quanto possa realmente essere efficace una strategia di questo tipo (il controllo su di un numero di persone pari alla città di Napoli); e poi come sottolinea Evron, Facebook è stato a lungo il luogo per eccellenza dove chiunque può scrivere applicazioni.
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