Un’altra denuncia arriva sulle scrivanie dei legali di Google. Il colosso della ricerca questa volta deve fare i conti con una donna giapponese, infuriata per aver trovato in bella mostra su Google Street View la sua biancheria intima ed ha così deciso di citare in giudizio l’azienda. La donna, che soffre di disturbo ossessivo-compulsivo, è da sempre attanagliata dall’ansia di essere oggetto di un crimine sessuale, tant’è che proprio per questo motivo ha perso il suo lavoro e fu costretta a cambiare residenza. La donna sostiene che la messa in mostra della sua biancheria intima da parte di Google, le fa pensare di essere stata seguita dovunque lei si recasse. Non è la prima volta che Google deve affrontare denunce legate alla violazione della privacy, ad esempio in Germania, quasi il 3% della popolazione ha colto l’opportunità di avere le proprie case oscurate sulle cartine del servizio offerto da Google. La donna giapponese invece afferma di non aver problemi a rendere visibile la sua abitazione sulle cartine di Google, ma non può assolutamente accettare che in tale foto compaiano i suoi indumenti intimi. Il risarcimento richiesto dalla donna è di 600.000 Yen, poco più di 7000 dollari. La donna afferma che le foto incriminate sono state rimosse non appena la citazione in giudizio sia arrivata sulle scrivanie di Mountain View, mentre Google afferma che sta cercando di fare chiarezza in tutta la faccenda. I problemi di privacy sono all’ordine del giorno per Google, il quale persevera nella noncuranza di certi piccoli dettagli, che alla fine possono rivelarsi grandi per chi è costretto a subirli. Chissà che prima o poi Google smetterà di perseverare nei propri errori dando ragione al suo famoso slogan “Don’t be evil”.
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