Quanto è davvero libera la rete Internet? Un problema spinoso, quello della censura sul Web, a cui è difficile dare una risposta senza correre il rischio di affrontare l’argomento in maniera superficiale, sottovalutando il rischio reale che ognuno di noi corre ogni qualvolta naviga in Rete. Sarebbe sbagliato e riduttivo, infatti, basare il proprio ragionamento sulla convinzione, molto diffusa, che il problema riguardi esclusivamente quei Paesi dittatoriali notoriamente avversi nei confronti di Internet e della libera circolazione delle informazioni. Una recente ricerca portata avanti dalla OpenNet Initiative ha infatti dimostrato che la situazione è ben diversa e, pur con le dovute distinzioni e differenze, la censura sul Web è molto più diffusa di quanto si possa immaginare. I risultati di tale ricerca sono stati rappresentati in alcune infografiche molto esplicative e significative di come il controllo governativo venga applicato alla Rete. Si scopre così che, ad esclusione di alcune piccole “aree felici”, anche nel mondo occidentale viene applicato un monitoraggio, seppur minimo, del traffico Internet. Dalle stesse infografiche si evince, comunque, che la censura non viene applicata ovunque alla stessa maniera e con le stesse finalità. A seconda delle realtà, infatti, cambiano le motivazioni che spingono le varie nazioni a comportasi in tal senso. Ecco, quindi, che il Mondo viene suddiviso (non senza sorprese) in tre grandi “regioni censorie”: alla prima appartengono i Paesi (e il Regno Unito è uno di questi) che applicano una censura volta a mantenere i tradizionali valori sociali. Nella seconda troviamo, invece, le nazioni che censurano il traffico Internet per motivi di sicurezza nazionale (non potevano, ovviamente, mancare gli Stati Uniti d’America). Rientrano, infine, nella terza regione tutti quei Paesi interessati a mantenere la propria stabilità politica. Stando ai grafici pubblicati da OpenNet Initiative, l’Italia rientrerebbe nella zona a media censura, quindi con una libertà di informazione ancora abbastanza elevata. La ricerca, infine, elenca anche i contenuti maggiormente censurati su Internet, tra i quali troviamo quelli relativi a pornografia, social network, blog politici, siti Web a carattere religioso, Wikipedia, Wikileaks e alcuni dei principali portali che trasmettono video in streaming. Certo, ci sono ovvie ragioni che giustificano in alcuni casi un seppur minimo controllo del traffico Internet. Ma farà di certo discutere il fatto che Paesi come la Mongolia o il Madagascar, piuttosto che i piccoli atolli dell’Oceano Pacifico, garantiscono un accesso al Web completamente libero, mentre tutte le nazioni cosiddette “civili” pongono limiti alle libertà degli utenti!
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