. L'amministratore di Microsoft UK, Gordon Frazer, ha ammesso che i dati archiviati attraverso i servizi cloud dell'azienda di Redmond, anche in Europa, sono soggetti al Patrioct Act statunitense, ciò significa che le autorità USA possono accedere a questi dati, in un'eventuale indagine, senza chiedere il permesso a nessuno, nè agli utenti che li hanno archiviati online, nè alle autorità europee. Questa situazione è diretta conseguenza del fatto che la sede principale di Microsoft è negli Stati Uniti, dunque deve sottostare alle leggi statunitensi e altrettanto devono fare le sue filiali sparse per il mondo (oltre, ovviamente, a rispettare anche le leggi delle varie nazioni in cui sono dislocate). Questo particolare riguardante la sicurezza dei dati cloud è venuto fuori quando Frazer, intervistato da ZDNet, ha risposto alla domanda: "Microsoft è in grado di garantire che dati archiviati da utenti europei, in datacenter localizzati in territorio europeo, non lasceranno, in nessuna circostanza, neppure su richiesta del Patriot Act, il territorio europeo?"
La risposta è stata secca e inequivocabile: "Microsoft non può garantire questo. Nessuna azienda potrebbe"
Il Patriot Act, in effetti, stabilisce che qualsiasi dato archiviato in server di una compagnia con base negli Stati Uniti, o comunque posseduta per intero da un'azienda statunitense, può essere intercettato ed ispezionato dalle autorità degli Stati Uniti d'America. Frazer ha poi aggiunto che, qualora autorità statunitensi chiedessero di accedere a dati di utenti europei, "quando possibile" gli utenti saranno avvertiti. In realtà un accesso non autorizzato e non dichiarato, delle autorità americane ai dati di utenti europei, archiviati in datacenter europei, costituirebbe una violazione delle leggi UE da parte del Governo Statunitense, ma la questione è alquanto complessa, perfino le informazioni riguardanti l'accesso ai dati cloud, da parte delle autorità, elencate sulla pagina del Microsoft Trusted Center, in alcuni punti contraddicono Frazer.
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