Similmente a quanto affermato da Microsoft al tempo in cui la Commissione Europea indagò sulla possibilità che i dati degli utenti del vecchio continente fossero sottoposti al Patriot Act statunitense, Google ha recentemente ammesso di aver fornito i dati dell'utenza europea alle agenzie investigative d'oltreoceano. Softpedia riporta, infatti, che Google è stata costretta a fornire i dati su richiesta degli Stati Uniti, nonostante questi fossero archiviati in datacenter europei e in netto contrasto con la normativa EU per la protezione della privacy. Il sito riporta che il problema principale per le aziende con base negli USA sia il Patriot Act, il quale agisce anche sui dati delle filiali stanziate al di fuori degli Stati Uniti, spesso andando in netto contrasto con le normative vigenti nei paesi che le ospitano. Per contro, la legislazione europea prevede che le aziende che operano nel territorio dell'Unione debbano proteggere i dati degli utenti che vi risiedono, si genera, così, un paradosso per il quale le aziende statunitensi si dimostrerebbero colpevoli di infrazione al Patriot Act qualora non fornissero i dati su richiesta degli USA, mentre infrangerebbero la normativa di tutela della privacy europea qualora lo facessero. Ovviamente il problema non può essere, di volta in volta, risolto dalle aziende operanti in Europa e con sede principale negli USA, ma deve essere una volta per tutte affrontato dagli enti politici delle due confederazioni di stati. Come cittadino europeo ritengo che si stia configurando un abuso legislativo da parte degli Stati Uniti e che questo vada fermato il prima possibile, per ripristinare la sovranità dell'Europa su tutto ciò che accade nel proprio territorio.
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