Il CEO di Google, Eric Schmidt, rispondendo alle interrogazioni postegli dalla commissione Antitrust del Senato Americano, ha ammesso che la sua azienda costituisce, di fatto, un monopolio. Queste le parole dell'audizione: Senatore Herb Kohl, democratico del Wisconsin: "Lei riconosce che, nelle definizioni comuni delle modalità di controllo antitrust, la vostra posizione sul mercato costituisce un monopolio? Riconosce che la sua azienda è in quest'area?"
Eric Schmidt: "Sono d'accordo, signore, siamo in quell'area. Non sono un avvocato, ma la mia comprensione del termine monopolio mi consente di affermare che è necessario un processo legale."
In sostanza, Schmidt ha ammesso che la posizione di mercato di Google la pone come monopolista e, dunque, la sua compagnia dovrebbe sottostare alle leggi che regolano i monopoli, ma finchè non c'è una legge che sancisce il monopolio di Google, in termini legislativi non può Big G non può sottostare alle regolamentazioni dei monopoli. Le leggi USA non sono contrarie ai monopoli, ma quando un'azienda viene definita tale, deve sottostare alle regole antitrust, le quali impediscono che la posizione dominante acquisita in un settore, venga utilizzata per ottenere risultati significativi in un altro settore. Ne è un esempio il caso Microsoft, che diversi anni fa iniziò a sfruttare la posizione monopolistica assunta nel settore dei sistemi operativi per imporre il proprio browser web, per questo modo di agire la società di Redmond è stata condannata civilmente a risarcire le parti lese, inoltre si è giunti all'ormai famoso "ballot screen". In passato, Schmidt ha affermato che Google ha imparato molto dal caso Microsoft, ecco perchè il colosso di Mountain View agisce con le mani libere, per il momento.
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