La Siria ha messo al bando l'iPhone, non si tratta di una presa di posizione contro Apple a vantaggio di Android, ma, cosa ben più grave, di voler bloccare le comunicazioni dei ribelli con il mondo esterno. Il governo di Assad sta cercando in tutti i modi di mettere il bavaglio ai rivoltosi ed alla stampa, già dai primi giorni della rivolta, scoppiata a marzo, le fonti della stampa estera sono state estromesse dal paese ed è in atto il filtraggio delle notizie sia in entrata che in uscita, l'iPhone rimane uno dei pochissimi strumenti con cui giornalisti e stampa possono comunicare con l'esterno. La situazione è critica ed è sintetizzata da una frase di un attivista rimasto anonimo: "Per un turista straniero è sufficiente possedere un iPhone per essere sospettato di spionaggio."
Le fonti giornalistiche interne sono le uniche vie attraverso cui l'informazione viene (lentamente) divulgata all'esterno, la corruzione del governo locale è stata raccontata con molta difficoltà, si parla di circa 4000 vittime tra gli attivisti da quando è scoppiata la rivolta, ma le cifre non sono aggiornate a causa della difficoltà di invio delle informazioni.
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