Nel nostro Paese quasi la metà dei software installati sui PC è senza licenza, con una perdita stimabile per l’industria del settore pari a 1.398 milioni di euro. A rivelarlo è l’ultimo rapporto annuale “Global Software Piracy Study” commissionato dalla BSA (Business Software Alliance), l’associazione internazionale di produttori di software. In Italia nel 2011 il tasso di pirateria rilevato è stato del 48%, appena un punto percentuale in meno rispetto allo scorso anno. Con tale dato l’Italia nell’Europa occidentale si colloca al secondo posto, insieme a Cipro e Islanda, preceduta solo dalla Grecia (61%). La media europea è invece del 33%, in calo rispetto al 2010 (35%). A livello globale il 57% dei possessori di PC ha ammesso di aver impiegato software illegale, se non sempre, almeno occasionalmente. Inoltre il valore commerciale del software illegale installato sui PC è aumentato, passando dai 58,8 miliardi di dollari nel 2010 ai 63,4 miliardi registrati l'anno scorso. I dati più elevati sono stati rilevati nell’area asiatico-pacifica: il primato va al mercato cinese, che vale da solo 9 miliardi di dollari contro i 3 miliardi di quello legale. Aumentato anche il valore commerciale del software pirata, ben 21 miliardi di dollari nei soli paesi emergenti.
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