La polemica sulla brevettabilità del software all'interno dell'Unione Europea sta ormai definendo schiaramenti ben precisi, ed ormai svariati elementi di spicco nel panorama informatico mondiale prendono posizione. Per chi non fosse al corrente di quanto accade, ricordo che l'Europa a differenza dell'America può vantare la Convenzione di Monaco che sancisce la non brevettabilità del software considerandolo non un bene tecnologico ma scientifico. Allo stato attuale si possono avere i diritti su un intero programma ma non su parti di codice o sulle idee che stanno alla base del programma stesso. Ad esempio si può brevettare un programma per l'archiviazione dei file mp3, ma non si può brevettare l'idea di ordinare i file mp3. Accettando la proposta di Direttiva europea sulla brevettabilità del software si autorizzerebbe chiunque a brevettare le idee, spesso banali, che stanno alla base di alcuni programmi, come appunto l'idea di ordinare i file mp3. Si verrebbe a creare un vero e proprio campo minato di brevetti in cui sarebbe impossibile muoversi per piccole società e programmatori indipendenti, dovendo continuamente avere a che fare col brevetto di tutto ciò che producono (costoso) ma ancor di più con tutti i risvolti legali che la violazione di un brevetto implicherebbe. Per una corporazione con sezioni intere dedicate alle cause legali e con squadre di avvocati esperti in questo campo sarebbe la panacea, avendo i mezzi per schiacciare qualuque concorrente emergente. Oggi tre colossi del software libero si schierano, sono Linus Torvalds, Michael Widenius e Rasmus Lerdorf rispettivamente i fautori di Linux, MySQL e PHP, avvertendo sul pericolo che rappresenti la Direttiva europea così com'è.
No ai brevetti software
PuntoInformatico
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