La legge Gasparri vecchia e inadeguata, le risorse pubblicitaria ripartite in modo troppo ineguale tra tv ed editoria, tariffe telefoniche troppo alte che condizionano anche l’accesso a Internet. Non è troppo positivo il panorama che esce dalla relazione del garante delle comunicazioni. La prima presentata dal nuovo presidente, Corrado Calabrò, che fa un quadro di un sistema delle telecomunicazioni italiane dove le ombre sovrastano largamente le poche luci. Ancora una volta dalla relazione emerge come il sistema italiano sia condizionato dal duopolio Rai-Mediaset e da un corpo normativo che, benché appena riscritto con la legge che porta il nome del precedente ministro delle Comunicazioni, è vecchio e farraginoso, nettamente superato rispetto all’evoluzione tecnologica del sistema nel suo complesso e, soprattutto, privo di apparati sanzionatori oltre che molto vago nella parte riguardante il conflitto d’interessi. «Oggi la concorrenza tra piattaforme che veicolano l'informazione la fa apparire per alcuni aspetti arretrata la legge. E lo stesso può dirsi per il codice delle comunicazioni mentre nel panorama televisivo «perdura la situazione di concentrazione in capo ai due protagonisti Rai e Mediaset ai quali vanno poco meno dei tre quarti dei ricavi del sistema (rispettivamente 39,9% e 33,8%)», mentre «la quota dei due operatori sul totale degli ascolti televisivi sfiora l'88% nell'intera giornata» Di fronte a questo squilibrio di risorse disponibili, Corrado Calabrò ha sottolineato la necessità di un aggiustamento per via legislativa. Dice il presidente dell’Authority che «nonostante una sostanziale tenuta sul piano della diffusione e della lettura, la stampa quotidiana e periodica ha fatto registrare sotto il profilo delle entrate pubblicitarie, incrementi nettamente inferiori a quelli della televisione, con conseguente ulteriore perdita di quote di mercato». In compenso, il digitale terrestre rappresenta «una svolta rivoluzionaria, almeno potenzialmente» e l'evoluzione tecnologica sta «aprendo nuovi scenari che costituiscono le premesse per un maggiore pluralismo e per l'apertura del mercato a nuovi soggetti». L’analisi del Garante è a tutto campo, non risparmia nemmeno le ultime discusse evoluzioni degli assetti proprietari di Rcs, casa editrice del Corriere della Sera. Calabrò ha anche annunciato che è stato aperto un dossier sull'azionariato del quotidiano milanese. Ma se la televisione piange, Internet non ride. L’Italia sconta la posizione dominante dell’ex operatore monopolista, Telecom Italia, e lo sviluppo della rete a banda larga è frenato dalle tariffe anche in questo caso troppo alte. La diffusione della banda larga «rappresenta uno dei più importanti fattori abilitanti per lo sviluppo del Paese, sia sotto il profilo economico sia sotto l'aspetto sociale e culturale». Per questo è necessario avviare una seconda fase della liberalizzazione «improntata ad una accelerata diffusione dei nuovi servizi a banda larga, con una riduzione dei prezzi e con lo sviluppo delle piattaforme di rete da parte degli operatori alternativi». Soddisfazione per la relazione è arrivata dal collega Presidente dell’authority antitrust Catricalà, mentre la difesa d’ufficio della Gasparri spetta a Landolfi di An: «Mi sembra che la legge Gasparri sia una legge di sistema. Certo, tutto è perfettibile, ma questa legge è ancora in grado di governare il sistema e di recepire le innovazioni che il sistema produce». Ironico il Direttore Generale Rai Cattaneo: «Nel settore tv resiste il duopolio? Certo, sapevamo già che esiste. I rimedi? Una riduzione di Mediaset». Sandro Curzi, che è il presidente facente funzione della Rai in attesa della nomina del presidente effettivo, condivide in pieno le parole di Calabrò: «È stata colta una questione essenziale: c'è una legge da rivedere, già vecchia pur essendo appena fatta».
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