Il popolo del file-sharing tirerà un bel sospiro di sollievo. Il terribile Overpeer è andato in pensione. Per chi non se lo ricordasse bene, Overpeer era una sorta di inquinatore informatico: creava utenze inesistenti, che mettevano in condivisione file corrotti oppure fasulli. Il navigatore convinto di aver scaricato un file musicale o video, si ritrovava un fake (un file fasullo) che non c'entrava nulla con quello che stava cercando. Come se non bastasse l'inquinamento avveniva anche mediante adware e pop-up, strumenti decisamente più invasivi e odiosi che oltre a depotenziare la rete di scambio, fungevano anche come deterrenti nei confronti dei navigatori che si ritrovavano il computer invaso da materiale di disturbo.
Overpeer, entrato in attività nel 2001, può vantarsi di avere ammazzato una piattaforma come Kazaa. L'erede di Napster e progenitore degli attuali e-Donkey ed e-Mule, funzionava con tecnologia FastTrack e Overpeer seppe sfruttarne il semplice algoritmo UU Hash per alterarne il funzionamento.
Morto Kazaa però Overpeer non è stato più in grado di far del male al mondo dello sharing. E LoudEye ha deciso di toglierlo di torno dopo quasi 5 anni di vita. Il suo papà, Marc Morganstern, ex presidente dell'Ascap (American Society of Composers, Authors and Publishers) una sorta di Siae statunitense, lo presentò come la prima difesa dall'allora nascente aggressione del download libero. E ora che al mondo i navigatori che condividono file sono circa 3 milioni e i file "clandestini" oltre 900mila, le major della musica che tanto lo avevano sostenuto, puntano su altre strategie di difesa del loro business, che ogni anno a causa della pirateria stima di perdere 80 milioni di dollari. Maggiore informazione, iniziative marketing, accordi con i siti di sharing, vendita online di file audio-video certificati e soprattutto denunce contro chi continua a scaricare fregandosene del copyright.
L'anno che si sta concludendo potrà essere ricordato come l'anno della controffensiva dell'industria discografica contro il file-sharing, a suon di azioni legali. Recentemente la Fimi (Federazione Industria Musicale Italiana) ha comunicato i risultati di una nuova ondata di procedimenti in vari paesi del mondo contro l'utilizzo illegale di software peer-to-peer: oltre 2100 utenti indagati in 17 paesi, di cui 8 sono di nazionalità italiana.
Tanto per avere un'idea di che tipo di interessi ci siano sotto secondo le stime della Fapav (Federazione Anti Pirateria Audiovisiva), le perdite causate solo in Italia ammontano a 1,5 miliardi di euro di Iva evasa e a 4,2 miliardi di euro per le aziende dei settori audiovisivo, musicale, software, videogiochi, libri, moda. La Federazione ritiene per di più che l'uso del file sharing non legale per il download di film sia in forte aumento e stima che nel 2004 siano stati scambiati in media ben 1.300 opere audiovisive protette al giorno. E nel 2005 la crescita è stata esponenziale.
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