Succederà negli USA dove da ottobre Comcast, il più grande provider del paese, limiterà il traffico mensile delle proprie connessioni dati flat residenziali a 250Gb/mese. Non sarà una modifica sconvolgente per l'operatore, secondo il quale 250 Gb sono molto più di quanto un utente domestico consumi (o dovrebbe consumare) nell'arco di 30 giorni. La cosa paradossale però è che non ci sarà alcun tipo strumento di controllo messo a disposizione dell'utente, il quale dovrà accertarsi autonomamente dei propri consumi. Al primo superamento delle soglie previste si riceverà un avviso, al secondo Comcast risolverà i contratti unilateralmente e disconnetterà gli utenti dal web. Alla base di questa mossa commerciale quanto meno controversa c'è di sicuro la necessità ormai impellente negli USA di limitare le necessità di banda, infatti le connessioni sempre più veloci e performanti ed il crescente numero di utenti sta mettendo in ginocchio le infrastrutture degli operatori statunitensi. Ma molti pensano, anche se nessuno lo dice, che dietro questa mossa possa esserci anche lo zampino delle major di cinema e musica, che tramite la limitazione del traffico vedrebbero ridursi anche il fenomeno dello sharing indiscriminato di file musicali, film e videogiochi. C'è ora da attendere le mosse degli altri provider USA e sopratutto le reazioni di utenti e consumatori americani a seguito di questa scelta di Comcast. Per tornare a casa nostra, di sicuro i nostri operatori saranno già alla finestra. In Italia gli operatori di rete mobile di fatto non offrono vere e proprie flat dati, mentre per quanto riguarda lo scenario di rete fissa, un precedente come questo per gli operatori potrebbe essere molto succulento. Del resto sarebbe molto più pratico e molto meno oneroso limitare la disponibilità di banda di ogni singolo utente piuttosto di dover potenziare un'infrastruttura che in Italia è tuttavia ancora carente, disuniforme e non molto performante (specie a sud del paese). Per ora possiamo solo attendere e vedere cosa succede.
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