Gli attacchi informatici che hanno portato Google a terminare l’opera di censura applicata ai risultati delle ricerche nella sua sede cinese, sono stati diretti dal governo cinese. Questo è quanto emerge, secondo il New York Times, dalle oltre 250.000 comunicazioni riservate occorse tra le 274 ambasciate sparse in tutto il mondo e rese pubbliche da WikiLeaks. Un contatto cinese ha riferito all’ambasciata americana a Pechino, che nel gennaio di quest’anno, gli attacchi informatici ai danni di Google facevano parte di una campagna di sabotaggio coordinata da operatori del governo esperti in sicurezza e da cybercriminali ingaggiati direttamente dal governo cinese. Secondo quanto emerge dalle rivelazioni fatte, non è stato solo Google ad essere preso di mira, ma anche apparati governativi americani, imprese e soprattutto i sitemi informatici dei paesi alleati. Google a proposito degli attacchi provenienti dalla Cina, subiti a metà dicembre del 2009, dichiarò che essi erano altamente sofisticati e mirati alla propria infrastruttura aziendale, ma come già detto, BigG non è stato l’unico ad essere preso di mira, fra le altre vittime dell’attacco spiccano grandi nomi del settore informatico tra cui: Adobe, Symantec e Yahoo. L’attacco sferrato nei confronti di Google aveva come obiettivo primario quello di ottenere l’accesso agli account Gmail degli attivisti cinesi per i diritti umani. La contromossa di Google fu quella di effettuare un reindirizzamento delle query provenienti dalla Cina verso i server di Hong Kong, i quali elaborarono i risultati senza nessuna censura, il tutto si concluse solamente nel mese di luglio, quando Google accettò di chiudere la controversia con il governo cinese e riprendere a fornire dei risultati censurati su google.cn
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