Rispondendo ad un’interrogazione alla Camera di Flavia Perina (Fli) il Ministro per i Rapporti con il Parlamento Elio Vito ha specificato che servizi Web come YouTube, motori di ricerca e siti Internet privati non sono assoggettabili alle nuove norme (delibere 606 e 607) sui servizi media audiovisivi a richiesta pubblicate dall’AGCOM (Autorità per le garanzie nelle comunicazioni) lo scorso 28 dicembre. Tale regolamentazione stabilisce che chi produce introiti superiori ai 100.000 euro, mette in onda più di 24 ore di programmi ogni 7 giorni o "nel caso in cui sussistano, in capo ai soggetti che provvedono all'aggregazione dei contenuti medesimi, sia la responsabilità editoriale, in qualsiasi modo esercitata, sia uno sfruttamento economico" rientra nella definizione di servizio audiovisivo e necessita pertanto di autorizzazione. Subito dopo la pubblicazione della normativa sono sorti molti dubbi sulla sua interpretazione, in particolare è stato paventato un possibile rischio di censura nel nostro Paese per i siti come YouTube che consentono agli utenti di condividere contenuti video. L’intervento del ministro ha chiarito tutto: piattaforme come YouTube, Vimeo e DailyMotion non sono equiparabili alle TV tradizionali. Secondo il Ministro, infatti, i siti che non selezionano ex ante i contenuti generati dagli utenti, ma si limitano a classificarli non rientrano nella norma, a parte il caso in cui sussistano congiuntamente sia la responsabilità editoriale sia lo sfruttamento economico. L’onorevole Flavia Perina si è dichiarata soddisfatta ed ha ribadito che un’interpretazione opposta della disciplina avrebbe limitato pesantemente la libertà in Rete degli utenti e degli operatori del nostro Paese.
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