Le connessioni Internet nella Libia flagellata da quella che ormai è una vera e propria guerra civile sono praticamente azzerate. Milioni di cittadini sono impossibilitati ad accedere a siti come YouTube, Google, ma ancor di più Twitter e Facebook, e quindi a fornire informazioni di prima mano sulle condizioni del Paese in queste drammatiche ore. James Cowie, capo tecnologia della società di sicurezza informatica Resnays ha affermato che il metodo utilizzato in Libia per bloccare il traffico Internet è più sofisticato di quello utilizzato in Egitto. In pratica le linee dei server risultato aperte e libere, ma non vi è traccia di traffico; i pacchetti di dati spariscono misteriosamente rendendo impossibili le comunicazioni. Commentando la situazione Cowie l’ha paragonata ad uno scenario post-catastrofe nel quale “le strade sono ancora agibili, ma non c’è nessuno che le attraversi”. In pratica, a partire da poco dopo le 16:00 del 3 marzo le connessioni Internet degli utenti Libici sono rarissime e disponibili sono in aree limitate del paese (ad esempio in alcuni alberghi nei quali si trovavano giornalisti stranieri). È come se un gigantesco firewall fosse stato elevato a bloccare tutto il traffico in entrata e uscita dal paese, una cosa non difficile da fare in Libia, un paese nel quale il più grande ISP del paese è guidato da Muhammad Gheddafi, il figlio maggiore del leader Libico. Prova lo strumento Google Trasparency Report cliccando qui
|