Dopo aver acquisito Motorola per 12.5 miliardi di dollari e aver bussato alla porta di Intel per ottimizzare Android su x86 (entrambe le mosse fatte guardando più al portafoglio brevetti che alla consulenza tecnica), è stato oggi rivelato che Google ha acquisito anche 1023 brevetti da IBM, acquisto concretizzatosi il 17 agosto scorso. Mentre la maggior parte di noi era in vacanza, dunque, avvocati e tecnici di Big G non dormivano neppure di notte, preparando le mosse per la controffensiva d'autunno nella guerra dei brevetti. Sul sito dell'Ufficio Brevetti americano è possibile leggere l'intera lista dei brevetti acquisiti da IBM, non ci sono dati disponibili sull'esborso economico da parte di Google, ma si possono leggere i nomi con cui vengono identificati i brevetti, cose tipo "Metodo e sistema per la rimozione delle sovrapposizioni della progettazione hardware", "Codifica ed individuazione dei codici bilanciati", "Riutilizzo delle animazioni nella realtà virtuale tridimensionale". Questi brevetti devono, poi, essere sommati agli altri 1030 che Google aveva acquistato, sempre da IBM, lo scorso luglio, mentre vanno stornati i 9 che Big G ha donato ad HTC per consentirle di meglio difendersi contro Apple, senza contare, poi, le svariate migliaia di brevetti acquisite con il controllo di Motorola. Guardando dall'esterno lo scenario "politico" che si sta disegnando nel settore dell'elettronica mobile, non si riesce a vedere altro che un groviglio di connessioni, ogni azienda produttrice di hardware è legata a doppio filo con ogni altro suo concorrente, ogni filo è un array di brevetti che vengono copiati, utilizzati in comodato d'uso, regalati, pagati con royalties o quant'altro. Una matassa che qualcuno vorrebbe sbrogliare nelle aule dei tribunali, ma che difficilmente troverà un capo, a meno che Google non riesca ad acquisire ogni brevetto possibile e si metta in una posizione di assoluta dominanza. D'altronde il gigante di Mountain View è ben lungi dall'ottenere questo risultato, per ora si sta occupando di proteggere i suoi partner dalle ingerenze di Apple, ma c'è ancora Microsoft che riscuote una percentuale, da diversi produttori, su ogni smartphone Android venduto. Infine, cosa ben più spinosa, ci sarà, prima o poi, da fare i conti con Oracle: qualcuno definisce Android un kernel Linux sotto un layer Java e, su quest'ultima tecnologia, Oracle può fare il bello ed il cattivo tempo.
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