Il mercato dei libri elettronici in Italia è in serio pericolo e la colpa è tutta della pirateria. Tre ebook su quattro sono infatti disponibili illegalmente in Rete. A lanciare l’allarme è Marco Polillo, presidente dell’AIE (Associazione Italiana Editori) che ha fornito i dati ufficiali dell’Ufficio antipirateria degli editori. Si tratta di cifre davvero impressionanti, Nel nostro Paese su circa 19.000 ebook disponibili alla fine del 2011 (nel 2009 erano circa 1.600, mentre nel 2010 quasi 7.000), ben 15.000 libri digitali si trovano in Rete in versione pirata. Ma c’è di più. In base all’ultima classifica stilata da IBS.it dei 25 bestseller della scorsa settimana, 17 sono disponibili legalmente come ebook, mentre 19 (ovvero il 76%) circolano in Internet come contenuto pirata. Insomma la pirateria in questo campo dilaga e interessa sia i libri per i quali esiste una versione elettronica legale (76,5%) sia quelli per cui non è stato messo in commercio l’equivalente digitale (75%). Secondo Polillo un così alto tasso di pirateria rappresenta un enorme ostacolo per lo sviluppo del mercato dell’editoria digitale, sviluppo che avverrà solo se autori ed editori avranno la possibilità di vendere i loro contenuti utilizzando questi nuovi mezzi. Da qui la necessità di arginare il fenomeno e adottare appositi strumenti per contrastarla.
“Se la pirateria non sarà limitata” afferma Polillo, “il mercato digitale semplicemente non potrà svilupparsi, con grave danno soprattutto per i lettori. Se gli investimenti che le imprese stanno oggi facendo non avranno un loro ritorno, infatti, il rischio è che il mercato muoia sul nascere”.
“In nessun caso”, aggiunge però Polillo, "la tutela del diritto d’autore deve dar vita alla possibilità di censure preventive di quanto viene pubblicato in rete. Pensare d’altro canto che gli editori siano a favore della censura è semplicemente un controsenso. Riteniamo che sia invece possibile individuare tecniche equilibrate che, al contrario, intervengano ex post su quanto viene pubblicato e che conducano alla rimozione immediata di ciò che viola i diritti d’autore. Ciò richiede il rispetto di un principio di responsabilità: è giusto che questa sia esclusa per chi è un mero veicolo di un atto illecito commesso da altri, quando questo avviene realmente a sua insaputa. Altra cosa è che un soggetto sostenga che un illecito è commesso a sua insaputa quando ne era invece perfettamente al corrente. In questo senso eravamo favorevoli alla sostanza dell’emendamento Fava e proponevamo che – alla ricerca di una soluzione equilibrata – si applicasse semplicemente il testo della Direttiva europea, che non può certo essere accusata di antidemocraticità”.
Il download dei file e dei libri digitali in particolare, dicono anche gli editori, è spesso dipinto come una condivisione tra pari, un atto di socializzazione tra utenti, giovani e meno giovani, connessi in Rete. I sistemi più utilizzati per la diffusione di file pirata non sono però i canali P2P, ma i servizi di file hosting, spesso localizzati in paesi che sono dei veri e propri paradisi fiscali. Lo dimostrerebbe, secondo gli editori, quanto avvenuto recentemente con Megaupload. La vicenda giudiziaria del famoso portale farà il suo corso, dicono gli editori, lamentando però il fatto che sia molto diffuso tra Internauti e politici il tifo per le aziende che favoriscono la pirateria contro chi è titolare dei diritti d’autore. Il fenomeno invece è talmente vasto che servono misure urgenti. Basti pensare che, relativamente ai libri digitali, nel 2011 sono stati individuati circa 20.000 file “unici”, disponibili in un centinaio di siti pirata. Se si considera che 20.000 è solo il numero di file, i libri piratati sono probabilmente molti di più considerando che molti file sono archivi compressi che contengono decine di opere.
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