Secondo uno studio compiuto dai docenti di Harvard, il P2P non danneggia la RIAA come tanto sbandiera ai 4 venti per potere guistificare le denuncie che negli ultimi anni ha fatto a tappeto. Sebbene credo che nessuno si senta di giustificare la pirateria (intesa come fare un migliaio di copie di un DVD per venderlo a 5-10 €), è palese a chiunque sappia fare 2+2 che la situazione che si è creata, sta nella mancanza di un' offerta adeguata da parte dei produttori-distributori rispetto alla domanda del mercato. Secondo questo studio infatti il calo di vendite che tanto preoccupa la RIAA (sebbene il mercato dei CD musicali nel 2004 sia in costante crescita con un tasso del 10,2%, a pari passo con l'espandersi in modo esponenziale del fenomeno del file sharing) non è da imputare totalmete al P2P, tanto che secondo i dati ottenuti ci sono dieci download musicali per ogni perdita, o al massimo per ogni due, nel calo delle vendite nel mercato della musica. Infatti i download sono uno specchio della popolarità di un brano musicale, e più un brano è condiviso nelle reti del file sharing, più risulta venduto in testa alle classifiche. Del resto basta dare uno sguardo all'ascesa del mercato legale dei download dai jukebox ufficiali di muisica digitale (da iTunes, Msn Music, Napster e molti altri), per rendersi conto che il problema sta solo in un'inadeguata offerta, che con un nuovo metodo di distribuzione, porterebbe a un taglio dei costi, spingendo molti utenti a riavvicinarsi alla distribuzioine legale....
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