E' dura la vita delle innovazioni. Mentre alcuni si sforzano di capire in quale misura possa essere utile, e la maggior parte degli utenti neppure sa di cosa si tratti, la tecnologia Smart Tags integrata da Microsoft negli applicativi di Office XP già toglie il sonno e la tranquillità ad alcuni fra i più agguerriti detrattori dello zio Bill. Il caso è stato sollevato in un articolo del Wall Street Journal in cui si sostiene che questa nuova funzionalità sarebbe in grado di convertire una parola qualsiasi sulle pagine di un sito web in links a risorse selezionate da Microsoft. Di per sè non si tratta di una novità assoluta: esistono in rete add-ons per Internet Explorer che fanno già oggi esattamente la stessa cosa, si pensi a Flyswat tanto per citare uno dei più noti. In sostanza, durante la navigazione alcune delle parole normalmente contenute nelle pagine visitate possono essere evidenziate e trasformate in collegamenti aggiuntivi, attraverso i quali raggiungere risorse supplementari sulla rete.
Il polverone sollevato dalle possibili implicazioni di tutto questo ha assunto nei giorni scorsi proporzioni sconcertanti. Commentatori e analisti si sono lanciati in uno stupefacente valzer di supposizioni, sistematicamente trasformate in violenti attacchi nei confronti di Microsoft, accusata di voler manipolare i contenuti dei siti web altrui, introducendo di soppiatto una tecnologia proprietaria che a sentire i bene informati rischierebbe di costituire una grave violazione della libertà individuale e del diritto d'autore. Tanto rumore insomma per una funzionalità che non risulta imposta in alcun modo, che potrà essere abilitata o disabilitata a discrezione dell'utente, esattamente come è possibile decidere di installare o meno add-ons come il già citato Flyswat.
Più valide e significative a mio avviso le implicazioni riguardanti la sicurezza, per la nota possibilità di realizzare Smart Tags personalizzate che funzioneranno con diverse applicazioni e la cui progettazione dovrà essere particolarmente curata, per evitare che si arrivi a permettere l'esecuzione di codice potenzialmente pericoloso sui sistemi dell'utenza finale. Attendiamo dunque Microsoft alla prova dei fatti prima di entrare ad occhi chiusi in una polemica che rischia di privare il mercato di una tecnologia innovativa e, per una volta, decisamente utile.
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