Sono in molti ormai in Italia, tra i lavoratori dipendenti, coloro che mensilmente beneficiano si un trattamento economico mensile aggiuntivo in busta paga, erogato dell’ INPS, denominato Assegno per il Nucleo Familiare; più comunemente ANF.
In breve: consiste in un importo, quantificato sulla base di specifiche tabelle redatte annualmente dall’INPS, determinato sulla base dei componenti del nucleo familiare che non hanno conseguito un reddito e la fascia di reddito del richiedente, esempio un coniuge. All'Istituto di previdenza risultano, in effetti, circa 2 milioni di nuclei familiari che ricevono il sostegno in questo modo. L'ANF spetta, sempre sulla base di precisi parametri reddituali e di composizione del nucleo familiare (come già sopra detto), anche ai pensionati (ne hanno diritto circa 1,4 milioni). E, inoltre, a un cospicuo numero di lavoratori disoccupati, in mobilità, cassintegrati, come pure ai soci di cooperative, e dal 1998 ai lavoratori parasubordinati, iscritti alla gestione se parata (legge 335/95). In totale, dunque, sono più di 3,5 milioni i destinatari del beneficio.
A tutt’oggi il meccanismo di erogazione degli ANF era piuttosto semplice: dopo una richiesta su apposito modulo da presentare al datore di lavoro, veniva determinato l’importo ed immediatamente erogato direttamente dal datore di lavoro il quale, anticipando il suddetto importo per conto dell’INPS, lo recuperava poi “scontandolo” dal versamento dei contributi mensili. La rivoluzione in materia, che tanto sta facendo discutere, è nata a causa dell'autrice dell'emendamento alla Finanziaria 2005, Daniela Santanché : ovvero la proposta consiste nel pagare l’assegno per il nucleo familiare DIRETTAMENTE al coniuge che ne ha diritto anziché al lavoratore.
Sembra che questa nuova prassi, oltre ad una “burocratizzazione” ulteriore per la quale l’Italia detiene un triste primato, porterà ad ulteriori complicazioni e spese aggiuntive: ogni "pratica" di trasferimento dell'assegno dall'avente diritto al coniuge, per esempio attraverso gli uffici postali, potrebbe costare un euro o anche un euro e mezzo (per 12 mensilità). Per le aziende tutto ciò potrebbe significare un'ulteriore complicazione burocratica, poiché gli uffici del personale potrebbero dover creare nei propri conti una posta specifica dedicata ai coniugi dei dipendenti, con la responsabilità di compiere controlli che esulano dal rapporto diretto con il lavoratore, non avendone peraltro i mezzi, e rischiando, peraltro, in caso di pagamenti indebiti, di doversi sobbarcare la fatica del recupero, visto che si tratta comunque di somme anticipate per conto dell'INPS.
La prossima settimana partirà il confronto diretto con l'ente previdenziale, che poi si allargherà alle associazioni imprenditoriali, con l'obiettivo principale di appurare se, a conti fatti, il gioco varrà davvero la candela.
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