I computer del "cuore informatico" triestino che analizzeranno le preziose informazioni raccolte dal satellite astronomico europeo Planck sono nascosti in una stanzetta della Villa Bazzoni, sede distaccata. Quando sarà a un milione e mezzo di chilometri da Terra, «Planck» scatterà foto ricordo dell'Universo in culla, come appariva oltre 13 miliardi di anni fa, e registrerà l’eco del Big Bang. Ma tra le metafore e la pratica c'è un mastodontico lavoro, con team di astrofisici impegnati a ripulire e tradurre le informazioni matematiche. Si tratta della più evoluta delle «macchine fotografiche del tempo», come «Wmap» e «Cobe», i primi satelliti in grado di rilevare la radiazione cosmica di fondo: discerne differenze di valore nella radiazione di 5 milionesimi di grado. «Il suo occhio - spiega l'astrofisico della Sissa Carlo Baccigalupi - è un telescopio da un metro e mezzo, nel cui piano focale sono posizionati 22 radiometri e 48 bolometri raffreddati a -250°». Un sistema criogenico raffinatissimo messo a punto dalla Nasa e la cui gestione ricade pure sotto il controllo dell'Osservatorio triestino.
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