Il 14 aprile del 1989 oltre un milione di studenti e lavoratori si mobilitarono per dare vita alla più grande manifestazione contro il regime comunista. Il bilancio della protesta parla di sei settimane di scontri, tremila morti, migliaia di feriti e centinaia di giovani arrestati. La manifestazione fu soffocata nel sangue meno di due mesi più tardi nella notte tra il 3 e il 4 giugno in Piazza Tienanmen. I carri armati entrarono nel cuore storico della capitale all'alba, seminando panico e morte. Oggi le forze di sicurezza cinesi presidiano piazza Tienanmen alla vigilia del 20mo anniversario della repressione che soffocò le proteste a favore della democrazia degli studenti . Già ieri erano stati bloccati in Cina Twitter e altri servizi su Internet. E c'è poi chi come Cui Weiping non prese direttamente parte alle proteste, ma oggi si sente in dovere di parlare perché non potrà mai dimenticare i pantaloni insanguinati del marito quando la notte di vent'anni fa tornò a casa con l'orrore negli occhi. Cui, che vive ancora a Pechino, a metà maggio aveva postato sul suo blog la domanda provocatoria: "Vogliamo continuare ad andare avanti con questo silenzio?". I censori comunisti hanno subito rimosso la frase, ma questa è riapparsa in altri siti e continua ad essere ripresa ogni volta che Pechino cerca di riportare il silenzio sulla Rete.
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