La posizione espressa da Altroconsumo nell'audizione oggi all'interno della Commissione ad hoc presso il ministero dei Beni culturali e' la seguente: No all'aumento delle tariffe per l'equo compenso su cd e dvd vergini, costati ai consumatori nel 2007 circa 71 milioni di euro. No all'allargamento dell'equo compenso anche ai telefoni cellulari o altri supporti tecnologici, come richiesto da SIAE. Un compenso che incide sul prezzo di cd e dvd per almeno il 50% e di circa il 3% sugli apparecchi. Il consumatore ignora tutto ciò, non avendo informazioni chiare e dirette su ciò che sta pagando. Altroconsumo ha chiesto alla Commissione presieduta da Alberto Maria Gambino, incaricata di elaborare il nuovo decreto, di considerare che l'equo compenso ha una formulazione che risale a un'epoca lontana dal mondo digitale, e dunque: - non è basato sull'effettivo danno cagionato ai detentori dei diritti dalla copia private ma su semplici presunzioni;
- non tiene in alcuna considerazione l'esistenza di restrizioni tecnologiche alla copia privata e i casi nei quali il diritto alla copia sia già previsto e remunerato dalle licenze. Questo genera fenomeni di doppio, triplo o quadruplo pagamento;
- non è trasparente. Il consumatore che acquista prodotti ai quali si applica l'equo compenso non ne viene affatto informato e, allo stesso modo, la distribuzione agli autori delle somme provenienti dall'equo compenso avviene sulla base di meccanismi poco accessibili e buona parte viene assorbita dai costi strutturali e amministrativi della Siae.
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