Roberto Castelli, a margine della cerimonia d'inaugurazione del Polo della Cinematografia Lombarda, ricavato nell'ex manifattura Tabacchi, ha lanciato una nuova provocazione: "Basta con attori che parlano solo in romanesco". L'ESEMPIO DELLA FICTION SU PAPA GIOVANNI XXII, nel suo attacco al romanesco Castelli ha fatto l'esempio della fiction su Papa Giovanni XXIII «che era un bergamasco verace»: «Sentirlo parlare con accento romanesco - ribadisce Castelli - è sbagliato storicamente. Dà astidio da un punto di vista culturale». Per questo, secondo il vice ministro, «con l'apertura del polo cinematografico lombardo si pongono le premesse per fare un'azione culturale migliore. Quindi in ambientazioni a Milano si parli milanese». E queste sono state le reazioni. Flavio Insinna: "Ilproblema è fare bene il proprio mestiere, in dialetto o in lingua poco importa"; Monica Guerritore: "Io penso che Roberto Castelli non ha alcun titolo per poter intervenire su una faccenda che non lo riguarda, non lo tocca e di cui non sa nulla"; Ermete Realacci: "Se ci fosse una fiction ambientata a Milano che riesce a rappresentare l'Italia meglio dei Cesaroni va benissimo..."; Gabriella Carlucci: "Forse ha ragione chi dice che lo spettacolo è "romanocentrico", allora occorre mettere in condizione chi ha progetti validi di realizzarli e questo si può fare attraverso le agevolazioni fiscali"; Giuseppe Giulietti: "il problema è reintegrare il Fus (Fondo unico dello spettacolo) non la la lingua o il dialetto che parlano gli attori"; Luca Barbareschi: "prima di questo, sarebbe bene occuparsi della riforma dello spettacolo, di fare una legge per la reintegrazione del Fus e trovare regole affinchè l'Italia possa far fronte alla invasione degli stranieri, che stanno conquistando quote di mercato italiano grazie a investimenti ingenti";
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