Bandiera rossa e stella a 5 punte, come una volta. Ma non è un ciclostilato Anni 70: i nuovi estremisti ora lanciano le minacce via Facebook. Dove c’è un gruppo di «compagni proletari» al quale chiunque può iscriversi. Sono gli «amici» delle Brigate rosse. Il mercatino vintage dell’odio ideologico torna di moda sulle pagine web di Facebook, luogo di incontro virtuale tra milioni di persone.Il sito lo amministrano in quattro, uno si fa chiamare «Compagno proletario». Poca fantasia nei nomignoli, forse. Strano, perché nelle discussioni capita di leggere ogni tipo di delirio. Lo slogan recuperato dalla naftalina è «100 fiori son sbocciati, sono 100 gruppi armati», ben messo in cima al forum. Follia? Vaneggiamenti da ricovero coatto? Apre le danze il compagno Alocin, idee contorte ma molto chiare: «La democrazia è una parola vuota e priva di significato in un sistema capitalista, è una stronzata immane». Ora che il termine l’ha sdoganato persino il presidente della Camera, mica qui si fanno problemi di lessico. Materia da mandare in estasi un altro membro agguerrito e piuttosto revisionista: «Per me questo gruppo è bellissimo, è libertà di parlare. Io sono un compagno e condivido la prima idea delle Br, cioè quella della lotta in qualsiasi modo... Moro non è stato ucciso dalle Br ma dallo Stato!». Argomento evergreen, eppure per qualcuno il repertorio va rimodulato su fatti più recenti. C’è la consueta sfilza di insulti e minacce rivolti a Mario Placanica, il carabiniere che ferì a morte Carlo Giuliani durante gli scontri del G8 di Genova nel 2001. Ma questa, in fondo, è roba già vista sui blog frequentati dai fan di Travaglio. Rigurgiti sembrati fin troppo eloquenti a numerosi frequentatori - senza eskimo - di Facebook. Un mese fa il Guardasigilli Alfano aveva sollecitato un’inchiesta della Procura di Roma su quei gruppi impegnati a «uccidere Silvio» (vedi news di Wintricks). Adesso i «neobrigatisti» versione 2.0, forse prima di alzarle, mettono le mani avanti. Quindi avvertono: «Condividere l’analisi di un’organizzazione rivoluzionaria di guerriglia - anche se compiute in violazione della legge penale italiana - non costituisce reato».
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