Dopo le numerose polemiche in precedenti news, dove si contestava una presunta mancanza di libertà di espressione e di parola in Italia, riportiamo una spiacevole quanto reale censura causata dalla ben nota Repubblica Popolare Cinese. Dopo Google e Yahoo! anche la Apple cede alla censura cinese. La società di Cuppertino in California, impresa icona del politically correct americano, attraverso la China Unicom che da due mesi distribuisce nel Paese asiatico i prestigiosi modelli iPhone del gruppo, ha di fatto bloccato l'accesso a cinque programmi relativi al leader spirituale tibetano Dalai Lama. Se quindi un utente cinese mette su un iPhone la ricerca "Dalai", il risultato è nulla, al contrario invece di quello che invece succede allo stesso apparecchio in un'altra parte del mondo che non sia la Cina. Anche un'altra applicazione dedicata a Rebiya Kadeer, leader degli uiguri, un'altra minoranza invisa alle autorità cinesi, non compare nell'App Store cinese. La portavoce di Apple, Trudy Muller, ha risposto in una e-mail alla mancata vendita delle applicazioni proibite: "Ci atteniamo alle leggi locali e non tutte le applicazioni sono possibili in tutti i Paesi".
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