Era già un po' di tempo che se ne sentiva parlare, soprattutto nelle grandi città: una truffa piuttosto diffusa che la Polizia di Stato ha contribuito a fare uscire alla luce del sole. In che consiste? Nel "forzare" i videotelefonini "3" del gestore H3G per renderli utilizzabili con le schede di altre compagnie telefoniche. Una pratica che consentiva ai disonesti di realizzare un proficuo commercio illegale che consisteva in interventi su videotelefonini di ultima generazione, per renderli utilizzabili da chiunque possieda una scheda telefonica diversa dalla "3". Ma i responsabili di questa truffa sono stati smascherati: la polizia postale di Mantova ha denunciato 30 persone per i reati di accesso abusivo a sistemi informatici, detenzione e diffusione abusiva di codici per accedere a tali sistemi. E per la prima volta in Italia, in base alla legge sulla pirateria informatica e quella sui diritti d'autore, oltre agli autori della contraffazione sono stati denunciati anche i "clienti". L'indagine era stata avviata in seguito alla querela presentata dalla compagnia telefonica H3G, che aveva segnalato agli inquirenti la pratica di rimuovere illecitamente l'"operator lock", un "lucchetto" informatico inserito dalla compagnia stessa all'interno dei propri telefonini, proprio per impedirne l'uso a "clienti" con schede diverse. Gli uomini della Postale hanno spiegato come veniva eseguito il "taroccamento": dal modo più semplice, che consisteva nell'inserimento di un codice mediante tastiera del videofonino, diverso a seconda di marca e modello del telefono, al collegamento del telefonino tramite cavo Usb a un personal computer connesso a Internet, che scaricava il software apposito, o al collegamento del videofonino a una clip con installato il software di sblocco. L'operazione di "sblocco" del telefono a questo punto diventava un gioco da ragazzi. I truffatori utilizzavano a volte anche un cd di "utilità" software o alcuni dispositivi hardware che, attraverso connessioni via cavo e via Internet con i telefonini, modificavano il codice di controllo del "lucchetto", alterandolo o disattivandolo. In pratica attraverso la manipolazione e l'alterazione del cosidetto "file flex" del videofonino, gli "smanettoni" sbloccavano gli apparecchi. Dietro compenso, naturalmente. Insieme alle denunce sono state emessi anche 30 decreti di perquisizione domiciliare, eseguiti dal personale della polizia postale e delle comunicazioni dei Compartimenti di Abruzzo, Campania, Lazio, Lombardia, Toscana, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Umbria e Veneto.
Fonte
|