Gigabyte, la storia è nota: esiste una sostanziale differenza tra "quanto pesano" le dimensioni informatiche secondo la numerazione del Sistema Internazionale e i valori storicamente adottati nella pratica. Se a rigor di norma 1.000 Gigabyte equivalgono a 1.000 miliardi di byte, la convenzione errata secondo cui 1 kilobyte è uguale a 1.024 byte e non a 1.000 byte fa si che l'utente di un comune sistema Windows si aspetti che essi pesino 1.073 miliardi di byte e oltre. In questo equivoco di fondo risiede la ragione dei "Gigabyte fantasma", porzioni di spazio che ci si aspetterebbe di avere a disposizione secondo quanto dichiarato sull'etichetta del disco fisso. Una discordanza divenuta insomma eccessiva, al punto da costare un accordo extra-giudiziario salato a Seagate, il maggior produttore di hard disk al mondo che nell'ambito del caso Cho v. Seagate Technology ha dovuto affrontare una class action concernente proprio il malinteso della misura "Gigabyte" usata in modo sbagliato. Seagate ha infine deciso che le pubblicità di dischi da 1 Terabyte vanno in realtà ridimensionate a 931,33 GB, o comunque che occorre specificare che si sta parlando di multipli di 1.000 e non di 1.024. L'accordo prevede il pagamento da parte di Seagate di tutte le spese processuali, equivalenti a 1,3 milioni di euro, e il rimborso del 5% del valore dei dischi fissi acquistati sul territorio USA tra il 2001 e il settembre del 2007. In alternativa, i consumatori che rientrino nella suddetta finestra temporale potranno fare domanda per un software di backup dei dati del valore di 20 euro. Gli HD installati sui PC già assemblati sono inoltre esclusi dal rimborso. Tutte le informazioni necessarie per fare richiesta di risarcimento sono disponibili sul sito web aperto per ospitare la documentazione sull'intesa. tnx Thor :)
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